mercoledì 2 marzo 2011

127 ore

Un buon brodo allungato



Aron Ralston decide di concedersi alcuni giorni di trekking solitario tra le rocce di un canyon nello Utah. L'imprevisto è però in agguato, e Aron finisce in un crepaccio e si ritrova con un braccio immobilizzato da una rocca, con poco cibo e poca acqua. Sopravviverà per cinque giorni, ma per salvarsi dovrà compiere un gesto estremo: amputarsi un braccio con un coltellino.

Il film di Danny Boyle è un inganno ben confezionato: la regia sfrutta fino in fondo le tecnologie digitali, regalando immagini allucinate, ritmi e montaggio da videoclip e un generale senso di alienazione che dovrebbero servire a rappresentare lo stato d'animo del protagonista durante le lunghe ore di "prigionia". Peccato che si rivelino invece superflue di fronte alla straordinaria recitazione di James Franco, che non ha bisogno di artifici per esprimere al meglio le sue emozioni e sensazioni. L'attore lanciato da Freaks and Geeks si conferma uno dei migliori della sua generazione, e fa piacere che stia finalmente iniziando a raccogliere i frutti che merita nonostante non venga quasi mai selezionato per pellicole importanti.

Visioni, flashback e altre tecniche "furbette" si rivelano quindi per quello che in realtà sono, un espediente nemmeno troppo astuto per allungare una storia che, pur interessante, senza artifici retorici e filmici durerebbe al massimo trenta minuti.
La musica assordante e ritmata fa il resto, creando tensione laddove l'immagine riesce ad evocare al massimo curiosità.

Boyle è abile, e il gioco funziona anche se il bluff viene scoperto quasi subito, grazie soprattutto a Franco e al ritmo del montaggio. La storia è però quasi del tutto priva di pathos, e raggiunge il cuore dello spettatore solo in alcuni, sporadici passaggi. L'angoscia della prospettiva di morire di fame o sete traspare raramente, e lo spettatore assiste quasi da osservatore neutrale, senza l'empatia che una storia del genere dovrebbe generare.

127 ore è un film indubbiamente ben girato, ma con una trama troppo risicata e senza abbastanza momenti topici per mantenere l'attenzione alta per un'ora e mezza. Gli artifici elaborati da Boyle funzionano per larga parte del film, ma sono come una toppa malposta: alla lunga il danno torna alla luce.

**1/2

Pier

Nessun commento:

Posta un commento