lunedì 28 marzo 2011

Sucker Punch

Sotto la grafica niente

 

Una ragazza, soprannominata Babydoll, rimane orfana di madre e diviene, insieme alla sorella, erede del suo immenso patrimonio. Questo suscita le ire del patrigno, che cerca di violentarle. Nel tentativo di difendersi Babydoll gli spara, ma colpisce per errore la sorella, uccidendola. Il patrigno, con l'aiuto di un infermiere compiacente, la fa internare in un manicomio. Per sfuggire alla disperazione Babydoll si immagina di essere all'interno di un bordello in cui le prostitute devono danzare per i clienti per sopravvivere. Quando balla, invece, la sua fantasia la porta in un mondo fantastico, dove lei e le sue colleghe sono delle guerriere provette in lotta contro il male. 

Dopo la buona prova di 300 e l'ottimo lavoro di Watchmen Zach Snyder decide di tentare la strada di un soggetto originale, e lo fa con una storia intricata e complessa quanto quella tratta dal fumetto di Alan Moore, aggiungendo una sovrapposizione di piani narrativi stile Inception. La differenza sta però nel fatto che qui la molteplicità di livelli risulta fin dall'inizio forzata, posticcia, soprattutto nei passaggi dal mondo del bordello a quello fantastico. Quest'ultimo sembra infatti solo un pretesto per fare sfoggio di una computer grafica di livello eccellente, ma del tutto slegata dalla trama, in cui si affastellano draghi, robot, samurai, un personaggio a metà tra Hattori Hanzo e Bill di Kill Bill e chi più ne ha, più ne metta. 

L'epica della vita come lotta, così riuscita in 300, qui risulta invece finta e priva di qualunque significato, quasi una maschera appiccicata sul resto della trama per cercare di darle un senso. 
La parte migliore del film risulta così l'inizio, vero, struggente e autentico, con una scelta musicale eccellente che andrà invece persa nel prosieguo del film. Qualche momento salvabile si trova anche nel mondo del bordello, in particolare nel finale, forse l'unico momento di sorpresa dell'intero film. Quello che resta è però un film vuoto, piatto, che non riesce nemmeno a trasmettere adrenalina a causa della prevedibilità e dell'assurdità della trama. La protagonista è insopportabile e inespressiva, e in generale nel cast si salva solo Abbie Cornish-Sweet Pea, mentre tutti gli altri colano a picco, penalizzati anche da un doppiaggio ai limiti dell'osceno. 

 Snyder nei film precedenti aveva saputo usare la computer grafica come un linguaggio espressivo al servizio della trama, ottenendo effetti sorprendenti e momenti indimenticabili. In Sucker Punch la grafica è la ragion d'essere del film, il pretesto su cui si regge una trama poco approfondita e che riesce a sprecare i pochi spunti interessanti. Rispetto ai lavori precedenti di Snyder questo non è un passo indietro: è un doppio salto mortale carpiato verso il basso. 

* 1/2 

Pier

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