martedì 8 settembre 2009

Baaria

Quando l’ambizione è troppo grande



Spesso sentiamo dire dagli addetti ai lavori che il cinema italiano manca di ambizione; che cerca sempre le stesse strade, senza mai provare nulla di nuovo. Insomma, che i nostri registi non sono capaci di osare.

Giuseppe Tornatore, con questo film che racconta 50 anni di storia della siciliana Bagheria, ha provato a smentire questo luogo comune. Il risultato è stato però un film troppo ambizioso, con una promozione senza precedenti che ha contribuito ad accrescere oltremisura le aspettative.

Innanzitutto, Baaria non ha una trama univoca: è un collage di episodi della vita del regista, che hanno come unico filo conduttore quello di riguardar, più o meno direttamente, i due protagonisti.

Il desiderio di Tornatore di creare un’epopea siciliana sullo stile di C’era una volta in America penalizza la coerenza narrativa, finendo solo per confondere lo spettatore. Inoltre, il realismo che l’opera dovrebbe ricercare cozza decisamente con la decisioni di inserire alcune scene dichiaratamente oniriche, che poco senso hanno ai fini della storia e dell’opera cinematografica in generale.

La regia di Tornatore è ovviamente di livello, ma si perde nella ricerca di dettagli e nel tentativo di far apparire tutti gli attori del panorama cinematografico italiano. Che senso ha utilizzare (e pagare) attori celebri come la Bellucci, Placido, Lo Cascio, Aldo Baglio e la Chiatti solo per pochi secondi di scena?

Tra gli elementi positivi del film, spiccano sicuramente la fotografia, curatissima e profondamente evocativa, e la musica di Ennio Morricone. Da segnalare anche la prova del protagonista maschile, Francesco Scianna, naturale ed intenso, mentre quella femminile, Margaret Madè, supera appena la sufficienza.

L’impressione complessiva che si ricava dal film è che il cinema italiano in generale non sia pronto per un film di questa portata, e che Tornatore abbia fatto il passo più lungo della gamba cercando di realizzare un’idea che avrebbe meritato un’altra sceneggiatura e delle diverse scelte produttive: il risultato è un film senza dubbio apprezzabile, ma non all’altezza di altri lavori del regista.

Un’ultima nota va dedicata ai critici dei quotidiani, che hanno criticato il film all’uscita dalla proiezione a Venezia, salvo poi incensarlo, per un insensato amor di patria, sui loro giornali.

**1/2


Pier

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