Si sta chiudendo l'anno che ha celebrato il 60esimo anniversario dalla scomparsa del regista David W. Griffith; la cosa che piu' mi ha impressionato e' stata la totale indifferenza per questo grande artista, ormai quasi sconosciuto al grande pubblico.
Quello che molti probabilmente non sanno e' che lui a partire dai primi anni del '900 ha fondato il cinema blockbuster e il cinema narrativo, creando veri e propri capolavori di complessita' come "Intollerance" e "La Nascita di una nazione", quest'ultimo costantemente incluso nelle classifiche dei 100 film piu' belli della storia.
David Lewely Wark Griffith e' stato il primo artista cinematografico a credere nel lungometraggio come nuova forma cinematografica grazie alla sua maggiore capacita' di creare un coinvolgimento prolungato dello spettatore; nel 1915, insieme a Mack Sennet, fonda la Triangle con cui gira il capolavoro epico "Nascita di una nazione" (160 minuti).
Il film e' la dimostrazione di una nuova tendenza nel mondo cinematografico: risulta infatti essere la prima opera con una struttura narrativa preponderante. Mentre, in quegli anni, c'era la tendenza a evidenziare il girato e le immagini catturate, il film di Griffith sembra far prevalere il filo narrativo e la storia raccontata.
"Nascita di una nazione" e' la storia romanzata di alcuni passi importanti della guerra di secessione americana spettacolarmente resi con incredibile velocita' e dinamismo e inquadrature molto brevi che conferivano al film nella sua totalita' dinamismo, forza e passione nei personaggi e una violenza visiva che era ancora sconosciuta.
Il film ebbe un successo senza pari (10 milioni di dollari incassati; film muto piu' redditizio della storia), ma venne accompagnato da innumerevoli fattori negativi, come un indiretto inneggiamento al Ku Klux Klan e i violenti scontri che esso causo' in molte citta' americane che spaventarono il regista stesso.
Questi furono i motivi alla base della pianificazione del suo ben piu' ambizioso film "Intollerance" dove egli cercho' (invano) di crearsi immagine di pacifista denunciando qualsiasi forma di guerra e violenza verso il prossimo.
Siamo nel 1916 e mentre per il suo primo lungometraggio Griffith ha cercato di stressare al massimo la componente narrativa della sua storia, in "Intollerance" il filone temporale viene sfaldato dal cosidetto montaggio parallelo nel quale lo spettatore e' immerso in quattro storie diverse tra loro (per luoghi e tempi) con in comune il sentimento di pace e armonia. In questo film il regista era molto piu' interessato al messaggio che voleva comunicare piu' che alla coerenza narrativa delle storie finendo per sacrifiche quel che di buono aveva costruito.
Il film durava, nella sua versione originale, ben 197 minuti e con il piu' alto budget mai speso nella storia (considerando l'inflazione). Il pubblico non colse il messaggio moralista di Griffith e la critica lo stronco' creando il piu' grande flop che fece fallire la Triangle e rovino' la carriera del regista.
Il sistema di lavoro di Griffith fu la base per la nascita della figura professionale del regista; fino ad allora erano varie le persone che lavoravano nel team di produzione che potevano contendere la paternita' del prodotto finale (specialmente il cameramen, colui che filmava in prima persona). Infatti, il regista si trovo' spesso a combattere con il suo "cinematographer" Bitzer il quale era abituato dalle consuetudini del tempo a rivendicare la proprieta' sul film. Griffith cambio' il corso della storia eliminando una figura stabile della sala cinematografica: il narratore. Per questo motivo che veniva considerato come un narratore invisibile il quale, attraverso la meticolosita' della struttura narrativa, conduceva e faceva immergere lo spettatore nella storia creando per la prima volta il fenomeno di "involvement" che adesso e' dato per scontato.
Griffith fu una personalita' controversa, un genio narrativo da una parte, una vittima del bigottismo di inizio '900 dall'altra: venne infatti ritenuto l'artefice dei movimenti neo-razzisti nati negli anni successivi e ritenuto responsabile degli scontri e violenze avvenute durante quel periodo nelle cittadine americane. La verita' e' che in un modo o nell'altro ha cambiato il modo di fare cinema non tanto nelle tecniche (montaggio narrativo, montaggio parallelo, lungometraggio...) quanto nel modo di approcciare il prodotto cinematografico. Il film non doveva piu' semplicemente rappresentare ma anche significare coinvolgendo lo spettatore attivamente anziche' considerandolo un semplice medium dove proiettare virtuosismi estetici.
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