Per un pizzico di ironia
Barney Panofsky è un produttore televisivo canadese di origini ebraiche. Appassionato di hockey, whisky, fumo e belle donne, Barney ha avuto una vita avventurosa, vissuta tra Europa, Canada e Stati Uniti. Ha avuto tre mogli, la prima sposata perchè incinta, la seconda per convenienza e la terza per amore. La sua totale incapacità di controllarsi, tuttavia, gli ha fatto perdere l'amata Miriam, che però lui continua ad amare. La sua vecchiaia è inoltre tormentata dal detective O'Hearne, che lo considera responsabile dell'omicidio dell'amico Boogie Moscovitch, scoperto da Barney a letto con la seconda moglie e misteriosamente scomparso nei pressi della sua casa sul lago.
La versione cinematografica del libro di Mordecai Richler si distacca fin dall'inizio dall'originale in uno dei suoi tratti distintivi: la dissacrante voce dell'autore. Il regista Richard J. Lewis sceglie infatti di rinunciare alla narrazione in prima persona da parte del protagonista, facendo guadagnare alla trama in linearità ma perdendo l'incisività e lo spirito dell'umorismo yiddish che contraddistinguevano libro e personaggio.
Il risultato è un film in cui viene esaltata la componente drammatica e narrativa della storia, in cui ci si concentra più sulla trama d'insieme che sui personaggi e sui dialoghi.
Il film è dunque molto scorrevole, privo delle discontinuità del libro e più facile da seguire nelle sue varie fasi e nell'evoluzione del personaggio di Barney. Quello che manca è però proprio Barney, il Barney cinico, volgare e libidinoso che era la vera forza del libro. D'altro canto sono rafforzati alcuni dei personaggi di contorno, come la seconda moglie, Boogie ma soprattutto il padre, interpretato alla perfezione da Dustin Hoffman. Izzy Panofsky è l'unico vero tramite tra libro e film, e tradisce anche alcune caratteristiche che sarebbero proprie del protagonista.
Barney risulta comunque un personaggio interessante, ricco di sfumature e in grado di regalare momenti sia di pura ilarità che di grande commozione. Giamatti, inspiegabilmente ignorato a Venezia, è superbo nel rendere al meglio i due aspetti del personaggio, e l'accentuazione del lato drammatico è da imputare più alla trama che all'attore.
La versione di Barney è un film che conquista e attira: la struttura è forte, il protagonista comunque irresistibile, commozione e divertimento sono ben dosati. Un amante del romanzo, tuttavia, non può fare a meno di notare l'assenza di quella follia strutturale e di quell'ironia che pervadevano ogni pagina del libro, anche quelle più cupe. Un film riuscito dunque, ma da cui forse era lecito aspettarsi un pizzico di creatività in più.
***1/2
Pier
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