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martedì 24 dicembre 2019

Star Wars Episodio IX vs. Episodio VIII: Un confronto filmico

Episodio IX - L'ascesa di Skywalker è appena atterrato nelle sale, e già rischia di passare alla storia come il film con la peggior ricezione di pubblico e critica di questa trilogia: primo film della nuova trilogia a ottenere un rating inferiore ad A su CinemaScore 1, unico a ricevere voti dei critici aggregati inferiori al 6 su Metacritic e RottenTomatoes, peggior incasso della trilogia.

Il film arriva dopo Gli Ultimi Jedi, film che fu peculiarmente accolto benissimo dai critici e, in teoria, malissimo dal pubblico in quanto troppo distante dal canone di Guerre Stellari (ma si veda la nota a fine articolo al tal proposito).

Questo articolo si propone di spiegare perché, a livello puramente filmico, Episodio IX è un film più povero di Episodio VIII. Non ci concentreremo sul "cosa", ma sul "come": per fare un paragone un po' azzardato, non ci concentreremo sulla storia raccontata nel libro, ma cercheremo di capire se il libro è scritto rispettando le regole della grammatica e della sintassi, e soprattutto se sia in grado di comunicarci la visione del suo autore.

Presenterò tre ragioni principali: non sono le uniche, ma sono quelle più evidenti e più meritevoli di discussione.
L'esercizio può sembrare gratuito, ma non lo è, perché ci permette anche di fare una riflessione su cosa sia il cinema di intrattenimento oggi, su cosa davvero significhi essere "rispettosi" di una saga e dei fan, e sul perché esistono discrepanze tra il giudizio di critici e pubblico. Ci offre la possibilità, insomma, di parlare di cinema e di critica cinematografica.

Questo non significa che ci sia nulla di male nell'apprezzare di più Episodio IX: le categorie del gusto sono soggettive e insindacabili. Se qualcuno si è emozionato di fronte al ritorno di Lando o alla rivelazione sulle origini di Rey, nessuno ha diritto di demonizzare questa posizione. Tuttavia, questo articolo cercherà di esulare dal gusto personale per concentrarsi su elementi oggettivi come l'occhio del regista e il rispetto della grammatica cinematografica.

Pronti? Allacciate le cinture, andiamo a incominciare.



1. Visione registica
Anche chi ha detestato Episodio VIII ha riconosciuto che Johnson aveva una visione registica molto forte. Ne abbiamo già parlato in dettaglio, quindi non ci dilungheremo: l'idea centrale del film era quella del superamento del passato. L'attaccamento ai genitori, la mitizzazione dei maestri e della loro epoca, le paure, le esperienze e i legami emotivi che ci impediscono di crescere e maturare: tutti i personaggi si trovavano ad affrontare un percorso che li costringeva a fare conti con il proprio passato e a liberarsi di alcuni fardelli. Il tema veniva declinato in moltissimi modi, sia narrativi che visivi: Luke che lancia via la spada laser, e Kylo che vede Luke ancora come lo ricordava e non si rende conto del trucco sono solo due esempi. Questa visione non può esulare da un abbandono del passato anche a livello metatestuale, avviando un processo di svecchiamento e innovazione che legittimamente non è piaciuto a molti fan (alcuni, molto meno legittimamente, hanno deciso di esprimere il proprio disappunto con minacce e petizioni senza senso - ma questa è un'altra storia).

La visione del film di Abrams è invece erratica, sparpagliata, indecisa: in una parola, assente. Difficile, se non impossibile, capire quale sia il tema portante di Episodio IX: "la scoperta delle origini di Rey" non è infatti un tema, ma un espediente narrativo per portare avanti la trama. Persino le implicazioni della scoperta di queste origini, come vedremo, sono quasi del tutto ignorate. La trama avanza a colpi di deus ex machina, senza un vero filo conduttore, e i personaggi sono sballottati da un pianeta all'altro, da un pericolo all'altro, senza che ci sia davvero possibilità di iniziare un discorso e portarlo fino in fondo. L'unico tema identificabile diviene quello di "rispondere alle critiche dei fan online", e persino a livello visivo Abrams non riesce a lasciare una sua impronta, cosa che gli era invece riuscita, e pure bene, in Episodio VII.


2. Sviluppo dei personaggi
Abrams aveva gettato delle basi interessantissime per i suoi tre protagonisti in Episodio VII: un soldato disertore, programmato per combattere e desideroso di fuggire e vivere in pace; una cercatrice di rottami dalle origini misteriose, incredibilmente dotata nell'uso della Forza; e un figlio reietto degli eroi di un tempo, un villain atipico, tentato dal lato chiaro laddove Anakin era tentato dal lato oscuro. Il grande merito di Abrams in Episodio VII era stato proprio questo: riabbracciare il passato, ma al tempo stesso proiettare la saga verso il futuro con nuovi personaggi dall'alto potenziale drammatico e narrativo (al punto che molti ritengono i primi 20 minuti, in cui non compaiono le vecchie conoscenze, i migliori del film).

Episodio VIII faceva sue queste suggestioni e le portava avanti con coerenza, anche se in direzioni diverse da quelle che era lecito aspettarsi. Finn, attraverso il controverso viaggio sul pianeta casinò (anche qui, ne abbiamo già parlato) riscopriva cosa significa fidarsi di qualcuno e battersi per una causa in cui crede, e non per un esercito che lo ha coscritto e suggestionato per fare di lui una macchina da guerra. Rey scopriva qualcosa di più su se stessa, ma soprattutto sul fatto che il suo destino era nelle sue mani, non in quelle di altri, muovendosi a tentoni verso una migliore conoscenza di sé e delle sue ambiguità: le scene di tentazione "a distanza" con Kylo rappresentano una delle migliori intuizioni di Johnson, una novità che si inserisce alla perfezione nella tradizione dei poteri Jedi. Kylo, infine, era tormentato dall'omicidio del padre, ma al tempo stesso lacerato dal desiderio di potere: la sua non-redenzione dopo la morte di Snoke compiva la sua consacrazione a nuovo villain della saga, e la sua resa alla sua rabbia e alla sua brama di autoaffermazione.

In Episodio IX l'arco dei personaggi nel migliore dei casi si blocca, e in altri viene del tutto distrutto, come se Abrams si fosse dimenticato di ciò che lui stesso ha scritto. Finn è talmente inconsistente da essere quasi inesistente, una spalla indistinguibile da Poe se non per il suo legame con Rey, e che sembra aver del tutto dimenticato il suo passato e i suoi traumi. Rey sembra bloccata, in stasi: la rivelazione sulle sue origini e i suoi poteri da "lato oscuro" offrirebbero la possibilità per un percorso parallelo e speculare a quello di Kylo, ma questa interessante suggestione viene ridotta a una visione di "dark Rey" abbastanza imbarazzante per resa visiva e contesto narrativo.

Kylo, infine, reagisce alla notizia del ritorno di Palpatine in maniera del tutto incoerente: un ragazzo roso dall'ambizione come lui, ossessionato dalla soppressione del passato ("uccidilo, se devi", declamava in Episodio VIII), decide di allearsi di punto in bianco con un Palpatine debole e mantenuto in vita dalle macchine, con il rischio evidente di vedersi messo da parte per Rey, vista la parentela tra i due. La gestione del rapporto tra Palpatine e Kylo è pedestre, e non sfrutta appieno il potenziale offerto dal fatto che fosse proprio Kylo a rivelare a Rey le sue (presunte) oscure origini: sarebbe stato più convincente, ad esempio, che Kylo fosse stato in combutta con Palpatine, e quindi al corrente dell'identità di Rey, fin dall'inizio, con Snoke a fare da specchietto per le allodole in un piano per condurre Rey al lato oscuro. Ancor peggio gestito è il rapporto tra Rey e Kylo, che rinuncia alla palpabile tensione sessuale e repulsione valoriale di Episodio VIII per abbracciare una più convenzionale schermaglia tra lato oscuro e lato chiaro, pallida eco di quella tra Darth Vader e Luke Skywalker nella trilogia originale, o tra Palpatine e Anakin nella trilogia prequel. Il bacio finale tra i due, per quanto emotivamente forte per quanto accade dopo, ha un decimo della tensione (erotica e non solo) del tocco tra le loro mani in Episodio VIII.



3. Fotografia e immagini
E veniamo all'elemento che, pur essendo il punto forte di Episodio IX, è anche quello dove il confronto con il predecessore diviene quasi imbarazzante: il comparto visivo. Episodio VIII ha regalato alcuni dei momenti visivi migliori della saga, dalla stanza del trono di Snoke al pianeta di sale, passando per il duello tra Luke e Kylo, ripreso in campo lungo come i duelli tra samurai di Kurosawa, una vera rivoluzione per la saga. Questi momenti venivano dispensati con cura, attraverso inquadrature ampie e ariose, con un sapiente uso del fuoco e della disposizione di personaggi e oggetti tra primo e secondo piano per creare profondità di campo. Questo dava tempo all'occhio dello spettatore di incamerare tutta la meraviglia e l'inventiva dell'immagine.

Un momento preparatorio, con inquadratura ampia, che fa crescere la tensione per lo scontro imminente.

Episodio IX ha momenti altrettanto spettacolari (il "parlamento" Sith, il combattimento in mezzo al mare) ma li butta via: le inquadrature sono affrettate, dal respiro corto, sacrificate sull'altare del ritmo frenetico che pervade tutto il film. Il tempo di realizzare cosa si sta vedendo e l'inquadratura è già scomparsa, passando a un primo piano, a un montaggio frenetico, a un altro pianeta. Il combattimento in mare è il duello principale del film, e viene coreografato in modo banale, senza darci modo di assaporare veramente la location e la posta in gioco per i due personaggi.

"E... Stop. Buona la prima, passiamo al prossimo pianeta."

Che la causa di questo "sacrificio" sia la fretta è indubbio, perché Abrams in Episodio VII ci aveva regalato inquadrature davvero magnifiche, con un'attenzione enorme per i giochi luci-ombra, come nella scena dell'omicidio di Han Solo, quando sull'esitazione di Kylo la luce vira per un secondo al blu, prima di tornare a essere rosso cupo nel momento in cui Kylo si risolve a uccidere il padre.

4. Conclusione
Per riassumere i tre punti precedenti, mi concentrerò su due scene dei due film - due scene che, a mio gusto personale, non sono nemmeno tra le migliori dei rispettivi episodi: la famosa "gita" a Canto Bight di Episodio VIII, e quella su Kijimi di Episodio IX. Ambedue i viaggi sono giustificati da un MacGuffin - rintracciare il personaggio di Benicio Del Toro in Episodio VIII, resettare la memoria di C-3PO in Episodio IX; ambedue i viaggi si incentrano su uno dei personaggi (Finn a Canto Bight, Poe a Kijimi). Laddove però il viaggio a Canto Bight rappresenta un punto cruciale per la crescita e maturazione di Finn (anche qui, ne abbiamo già parlato), il viaggio su Kijimi ci rivela solo nuovi elementi del passato di Poe, senza che questi vengano poi ripresi o che abbiano alcun effetto sull'evoluzione del personaggio. A che pro, quindi, introdurre nuovi indizi su un personaggio comunque secondario, per di più nel capitolo conclusivo?

A livello visivo, il confronto tra i due pianeti è impietoso: Canto Bight paga omaggio all'estetica della trilogia prequel, ma lo fa realizzando un sontuoso casinò in stile Belle Epoque, fotografato con una luce da quadro d'epoca e dotato di una sua personalità ben definita. Kijimi è l'ennesimo pianeta ghiacciato, e ciò che vediamo nel film è difficilmente distinguibile da un qualunque altro pianeta periferico visto nella saga, tra rottami, pattuglie del Primo Ordine, e squallore diffuso.

Un quadro di fine Ottocento

Un Power Ranger a spasso per Guerre Stellari

Eccoci quindi arrivati alla fine del confronto.

Perché, potreste chiedervi, condurre un'analisi di questo tipo?
Il motivo è semplice: in un'epoca in cui il cinema di intrattenimento la fa da padrone, e si susseguono polemiche sul tema (vedi le recenti uscite di Martin Scorsese sui film Marvel), questo confronto ci permette di vedere le differenze tra un prodotto di intrattenimento girato comunque con una precisa visione autoriale e uno girato senza visione e senza anima, con il solo scopo di intrattenere sul momento, senza lasciare alcuno spunto di riflessione ai fan. La visione di Episodio VIII può non piacere (rientriamo, appunto, nel campo del gusto), ma è evidente anche ai detrattori: la stessa reazione "piccata" dei fan è testimone del fatto che ci troviamo di fronte a qualcosa di preciso e definito. Episodio IX, invece, è cinema di intrattenimento di livello medio-basso, che non solo non ha una visione, ma manca proprio di quella coerenza di trama che sta alla base dell'intrattenimento di qualità.

In un'epoca in cui finalmente il cinema di genere sta ottenendo una sua dignità filmica (dopo anni di battaglie anche da parte della critica, si vedano siti come I 400 calci e Il Cineocchio), è davvero triste che un film di una saga gloriosa come Guerre Stellari scelga la strada "facile" dell'intrattenimento per stordimento - tanto più che Guerre Stellari, anche nei momenti peggiori come la trilogia prequel, si è sempre caratterizzata per il coraggio e la voglia di sperimentare, indicando nuove strade a industria e pubblico. Il gusto del pubblico potrà premiarlo - anche se, per ora, i segnali vanno in direzione opposta - ma speriamo di avervi spiegato perché, al di là dei legittimi gusti personali, tra i due film ci sia un abisso qualitativo dal punto di vista puramente cinematografico.

Pier


1: considero CinemaScore, e non il voto dell'audience di RottenTomatoes, perché quest'ultimo è facilmente manipolabile da bot e attacchi coordinati, come documentato qui. Se volete verificare da soli, Episodio VIII offre un perfetto esempio: il voto del pubblico de Gli Ultimi Jedi su IMDB è pari a 7.1 sulla base di 498.314 review - molto più in linea con il voto "A" di CinemaScore, e distantissimo dal 43% di RottenTomatoes. Questa discrepanza non può che essere spiegata con l'uso massiccio di bot e attacchi mirati sul più noto (e più "fragile") RottenTomatoes.


giovedì 19 dicembre 2019

Star Wars: Episodio IX - L'ascesa di Skywalker

(Non) finire ciò che si è iniziato


La resistenza è ridotta allo stremo, e il Primo Ordine dilaga sotto il nuovo comando di Kylo Ren. La galassia, tuttavia, viene turbata da una nuova minaccia. Da un suo angolo remoto e oscuro giunge una voce dal passato: è l'imperatore Palpatine, creduto morto, che giura vendetta! Sia Kylo Ren che Rey e quel che rimane della resistenza si mettono quindi sulle tracce del redivivo imperatore, anche se con scopi molto differenti.

Finire una saga non è mai facile: le aspettative sono elevatissime, e il rischio di lasciare i fan insoddisfatti è sempre molto alto. La missione è ancora più difficile se la saga in questione è la più popolare e longeva di sempre, quel Guerre Stellari che ha fatto sognare intere generazioni di spettatori, le cui aspettative hanno finito per stritolare persino il creatore stesso della saga. A questo aggiungiamoci il fatto di dover subentrare in corsa in un progetto che inizialmente avrebbe dovuto dirigere Colin Trevorrow, e il dover dar seguito a quel Gli ultimi Jedi che, se a parere di chi scrive è stato il migliore della nuova trilogia e una necessaria boccata d'aria fresca nella saga, a molti fan non è piaciuto proprio per nulla (ne abbiamo parlato in dettaglio qui).

Non era dunque facile la missione che attendeva J.J. Abrams, che aveva rilanciato con successo la saga firmando il primo capitolo della nuova trilogia, un mix ben riuscito tra la necessità di introdurre i nuovi personaggi (e, con loro, la saga a chi non la conosceva) e rassicurare i fan della prima ora sul fatto che avrebbero ritrovato le atmosfere amate. Chiamato all'impresa improba di cui sopra, Abrams ha risposto alla stessa maniera: rassicurando i fan. Laddove questa scelta aveva perfettamente senso in un primo capitolo che arrivava dopo anni di silenzio, la stessa scelta crea però problemi notevoli in un capitolo conclusivo, che dovrebbe tirare le fila di quanto visto fino a quel momento, senza introdurre troppi elementi nuovi in termini di personaggi e linee narrative. Abrams invece si fa prendere la mano dal fan service che aveva saputo così abilmente maneggiare in precedenza (anche fuori da Guerre Stellari), inserendo una serie di citazioni e ritorni eccellenti che sono soddisfacenti sul momento, ma che male si integrano con la trama del film e con la macrotrama della trilogia.

Questa ansia di compiacere i fan si traduce in un film ipercinetico ma troppo affrettato e frammentato, divertente in superficie ma con poca sostanza, che non lascia un attimo di respiro allo spettatore ma nemmeno ai personaggi e, soprattutto, alla trama, così densa di eventi e rivelazioni. I momenti potenzialmente emotivi vengono smontati poco dopo, e la ripetizione continua degli stessi meccanismi di suspense toglie progressivamente pathos alle successive situazioni dello stesso tipo.

Non aiuta che il fan service includa anche il rigetto ex post di alcune scelte di Johnson, che invece aveva costruito (per quanto a modo suo) sulle fondamenta gettate dallo stesso Abrams. La cosa di per sé non sarebbe un problema, dato che colpi di scena e ribaltamenti di prospettiva sono da sempre al cuore di Guerre Stellari (anche se, a parere di chi scrive, Abrams decide di rigettare una delle intuizioni migliori). Tuttavia, Abrams non dedica abbastanza tempo alla costruzione dei colpi di scena, né lascia agli spettatori il tempo per elaborarle e farle decantare: il risultato è un film che, se può soddisfare nel "cosa succede", lascia molto a desiderare sul "come" vengono costruiti e preparati i vari momenti chiave, con molte scelte che risultano inconsistenti e molto poco giustificate.


La scelta stessa di "resuscitare" Palpatine (già presente nel trailer) sembra appiccicata all'ultimo momento su una trama che sembrava destinata a una direzione diversa, e risulta così solo parzialmente soddisfacente: passato l'ovvio effetto nostalgia, resta pochino, e anzi ci si rende conto di come, per inseguire il ritorno a effetto, si sia di fatto demolito uno dei pilastri mitologici di Guerre Stellari (più riuscito e convincente, invece, il ritorno di Lando, protagonista di alcuni dei momenti migliori del film).
Anche a causa di questa orgia di citazioni, rimandi, e colpi di scena forzati, l'evoluzione dei personaggi subisce una brusca battuta d'arresto, con il solo Kylo Ren a mantenere una parvenza di profondità, anche se il sospetto è che sia più per le doti recitative di Adam Driver (splendida, a livello emotivo, la sua ultima inquadratura) che grazie alla sceneggiatura.

Se Abrams perde un po' le fila della trama, non perde mai il controllo della sua creatura dal punto di vista visivo. Chi ama Guerre Stellari per la ricchezza visiva e inventiva nella creazione di alieni, pianeti, e astronavi non rimarrà deluso: il racconto per immagini è ricco, immaginifico e appagante, soprattutto nelle scene chiave, in cui riesce a regalare quelle emozioni e quei brividi che la trama invece offre solo raramente.

L'ascesa di Skywalker è una conclusione in tono minore della nuova trilogia, più per il percorso che segue che per le tappe che tocca. La fretta e la presenza di molti elementi non funzionali alla vicenda principale fanno sì che l'impatto emotivo sia notevolmente ridotto rispetto a quanto avrebbe potuto essere, e che la spinta innovativa che Episodio VIII aveva saputo creare (nel bene o nel male) venga subito esaurita in un ritorno alle origini e al "classico" che risulta però posticcio.
Rimane quindi un'occasione mancata di chiudere al meglio una trilogia che aveva comunque saputo creare nuovi temi e personaggi senza necessariamente sacrificare quelli del passato, e che anzi aveva saputo fare della tensione tra passato e presente uno dei suoi punti chiave. L'ultimo film chiude l'arco narrativo senza lasciare questioni irrisolte, ma lo fa in una maniera che finisce per deformare la strada seguita finora e tornare goffamente sui suoi passi - una brusca inversione a U che lascia un senso di incompiutezza laddove dovrebbe esserci appagamento.

Sopravvive, tuttavia, la magia di Guerre Stellari, capace di emozionare anche al termine di eventi che a livello razionale non convincono, ma che, grazie alle immagini, alla nostalgia, o alla Forza, riescono comunque in alcuni momenti ad arrivare al cuore.

 ** 1/2

Pier

1: Non è uno spoiler, dato che Palpatine è già annunciato nel trailer, ma leggete con cautela. 
Un amico (grazie, N.G.) mi ha fatto giustamente riflettere su un punto chiave: il fatto che Palpatine sia ancora vivo significa che Anakin non era l'eletto, dato che non lo ha ucciso e dunque non ha riportato l'equilibrio nella Forza. Un cambiamento non da poco, e un tradimento della Saga ben più grave di quelli imputati a Rian Johnson. Strano che nessuno dei fan duri e puri (me compreso, sia chiaro) abbia sollevato tale obiezione già alla visione del trailer. 

mercoledì 16 dicembre 2015

Star Wars: Episodio VII - Il Risveglio della Forza

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… 



Sono passati molti anni dalla battaglia di Endor. L’Impero è stato sconfitto, ma alcuni lealisti, riunitisi sotto il nome di Primo Ordine, cercano ancora di riportare in auge la dittatura, conquistando alcuni sistemi esterni per poi puntare al cuore della Repubblica. Nonostante la presenza di una Resistenza, il Primo Ordine sembra sempre più vicino al successo.

Dopo anni d’attesa, e tre prequel generalmente considerati deludenti non tanto nel contenuto quanto nello spirito e nella realizzazione, Star Wars è finalmente tornato. Fin dalle prime sequenze (ai titoli in formato “classico”, lo confesso è scappata la lacrimuccia), J.J. Abrams mostra la ferma volontà di tornare ai toni e alle atmosfere della prima trilogia, tra inseguimenti spaziali e nemici misteriosi, giovani che sognano ad occhi aperti e droidi spaziali, nuovi volti e vecchie conoscenze. Il regista approccia Star Wars come una leggenda dei tempi antichi, costruendo una nuova epopea a partire da dove si era conclusa quella vecchia, creando un legame indissolubile che non diviene però legaccio né costrizione creativa. Il materiale originale viene rielaborato in modo rispettoso ma originale, creando collegamenti con la vecchia saga ma aprendo la strada a una nuova storia in grado di reggersi sulle proprie gambe.

I vecchi personaggi vengono usati in modo intelligente e realistico, senza fare finta che il tempo non sia passato ed evitando così di ibernarli in un eterno, statico presente. Il passare degli anni ha avuto degli effetti sui loro caratteri, modificandone alcuni tratti ma lasciandone immutati altri. Il nuovo episodio ci restituisce così dei personaggi più maturi, diversi eppure riconoscibili, come vecchi amici che si rincontrano dopo tanto tempo. I “grandi vecchi” vengono affiancati da giovani protagonisti carismatici e ben costruiti, con il loro carico di origini misteriose e traumi irrisolti, che si dimostrano all’altezza dei loro predecessori. Tra tutti spiccano la giovane protagonista, Rey, (una convincente Daisy Ridley) e l’antagonista, Kylo Ren, magistralmente interpretato da Adam Driver, che dimostra una volta di più quanto sarebbero stati migliori i film della nuova trilogia se a interpretare Anakin Skywalker ci fosse stato un attore migliore del termosifonesco Hayden Christensen.

Proprio nell'equilibrio tra personaggi nuovi e storici il film ha la sua pecca più grande, in quanto Abrams sembra sentirsi quasi obbligato a dare spazio ad Han, Leia e altre vecchie conoscenze, quando è evidente che il loro arco narrativo è ormai agli sgoccioli, e dunque assolutamente secondario e meno interessante rispetto a quello dei nuovi personaggi. I primi venti minuti, interamente dedicati alle "nuove reclute", sono quindi i migliori del film, in quanto la trama sembra guardare in avanti (l'inizio in medias res è da sempre un marchio di fabbrica di Guerre Stellari) anziché voltarsi faticosamente indietro come accade in altri punti.

Nonostante i rallentamenti di cui sopra, la storia in generale procede veloce, tra colpi di scena, inseguimenti mozzafiato e momenti intimi e toccanti, che non mancheranno di emozionare lo spettatore. La regia di Abrams è solida e sicura, senza quei fronzoli stilistici che avevano caratterizzato la sua versione di Star Trek, e con un impianto visivo che rispecchia quello dei film originali sia nella fotografia che nelle scene e nei costumi. Grazie alla scelta di ricostruirli dal vivo anziché in computer grafica, alieni e ambienti sono veri, realistici e coinvolgenti, lontani dalle fredde e artificiali atmosfere di alcuni episodi della seconda trilogia.

Star Wars: Il Risveglio della Forza è un ottimo primo capitolo per la nuova trilogia, in quanto riesce a soddisfare gli storici fan della saga senza estraniare potenziali nuovi spettatori, ma anzi accompagnandoli in modo elegante e rispettoso all’interno di una storia che è iniziata tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, e non accenna a voler finire.

 *** ½ 

Pier