mercoledì 24 settembre 2025

La Voce di Hind Rajab

La voce di un genocidio


In seguito a un attacco dell’esercito israeliano all’auto in cui viaggiava, Hind Rajab, una bambina, rimane intrappolata, circondata dai cadaveri dei suoi parenti. I membri della Mezzaluna Rossa, in contatto telefonico con la bambina, combattono contro il tempo per provare a portarla in salvo.

Anche conoscendo già la vicenda di cronaca narrata, è impossibile rimanere indifferenti di fronte a La Voce di Hind Rajab, confezionato con grandissima efficacia narrativa ed emotiva da Kaouther Ben Hania. La scelta di usare le registrazioni originali della chiamata di Hind Rajab, e di giustapporle con le prove degli attori, non è solo vincente: è necessaria per capire fino in fondo l’orrore, la disperazione e il terrore di una bambina intrappolata e sola. Quella di Hind Rajab diventa la voce di un genocidio, di centinaia di migliaia di innocenti uccisi, umiliati, affamati, lasciati senza nemmeno il conforto dei propri cari negli ultimi attimi.

La lenta evoluzione dei centralinisti che le parlano – dapprima rassicuranti, poi sempre più disperati – è specchio di quella degli spettatori, colpiti con sempre più violenza allo stomaco man mano che il film prosegue. Si finisce tremanti, impotenti di fronte a quanto appena visto, il dolore dei protagonisti che si è fatto strada nel cuore, nella testa, nel corpo degli spettatori.

Kaouther Ben Hania non inventa nulla di eccezionale, ma ha un grande senso del racconto e realizza un film senza fronzoli, dritto al punto, che scivola nel pietismo e nel ricatto emotivo solo in un breve momento sul finale, ma per il resto riesce a essere asciutto e giornalistico pur raccontando una vicenda straziante. La macchina da presa si concentra sui volti, sui suoni, e il montaggio video e audio (qui fondamentale) cuce, alterna, giustapponendo reale e ricostruzione in modo efficacissimo, che ci fa capire che quell’orrore non è frutto (solo) della bravura degli attori, ma della realtà. 

La regista tunisina ci trascina nella frenesia di quei momenti, nelle emozioni dei protagonisti, nella follia bellica e burocratica che rende impossibile salvare una bambina. Il cast è eccezionale, ma a brillare è soprattutto Saja Kilani, che riesce nel difficile compito di comunicare una calma carica di tenerezza con la voce, per tranquillizzare la bambina, mentre il suo volto è colmo di disperazione.

La Voce di Hind Rajab è un film devastante per impatto emotivo, che deve la sua forza alla vicenda narrata ma anche alla sapienza della confezione filmica. Il film è, ovviamente, molto attuale, ma è al tempo stesso universale: perché in ogni guerra, in ogni persecuzione fatta solo per etnia e nazionalità, c’è sempre una bambina che rimane sola e cerca disperatamente aiuto, e c’è sempre chi cercherà di portarglielo nonostante tutte le difficoltà. Ben Hania confeziona un imperdibile j’accuse che parla alle coscienze, e che rimarrà nelle menti e nei cuori dello spettatori molto a lungo dopo la visione.

**** 1/2

Pier

Nota: questa recensione è stata originariamente pubblicata su Nonsolocinema.

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