domenica 14 gennaio 2024

Il Ragazzo e l'Airone

Per un mondo migliore


Il piccolo Mahito perde la madre in un incendio causato da un bombardamento. Due anni dopo, il padre e Mahito lasciano Tokyo per andare a vivere in campagna, dove li attende la sorella della defunta, divenuta nel frattempo la compagna del padre. Mahito fatica ad adattarsi alla nuova vita, fino a quando un airone cenerino parlante non lo trascina in una torre che nasconde un mondo fantastico.

Che Hayao Miyazaki, avvicinandosi a un finale di carriera che, come l'orizzonte, sembra sempre prossimo ma non arriva mai (e speriamo continui così), stia cercando una sintesi della sua opera e dei temi a lui cari non è una novità: con Si alza il vento aveva abbandonato il genere fantastico per cimentarsi con una biografia che era una riflessione sull'arte della creazione. Ne Il ragazzo e l'airone Miyazaki torna al fantastico, ma non abbandona il suo desiderio di trovare un filo conduttore, una summa di ciò che ha cercato di raccontare per decenni e, al tempo stesso, fare un bilancio della sua vita, del suo lavoro, della sua arte.

Non sorprende quindi che la sua nuova opera sia un film immensamente stratificato, che sotto l'apparenza della fiaba nasconde metafore, simboli, suggestioni che richiederebbero molteplici visioni per essere colti appieno (oltre che una conoscenza approfondita della cultura giapponese, che chi scrive, purtroppo, non possiede). La narrazione è sincopata, con frequenti cambi di ritmo: lenta e meditativa nella prima parte (dominata, non a caso, dall'acqua), frenetica e incalzante nella seconda (dominata, sempre non a caso, dal fuoco).

Il ragazzo e l'airone è una riflessione sulla crescita e la maturazione, che Miyazaki intende come abbandono dell' "io" per guardare al noi, dell'egoismo per il bene comune, dell'individuale per il collettivo. È anche un racconto di lutto e perdita, sia individuale (la madre di Mahito) che collettiva (il Giappone ferito dalla guerra), e di come farci i conti. È, infine, e forse soprattutto, un racconto della creatività in generale, e della carriera di Miyazaki in particolare: dell'ambizione di creare, attraverso l'arte, un mondo migliore, privo di guerre e sofferenze e pieno di magia, e della realizzazione che in questi mondi, per quanto meravigliosi, non si può fuggire, e che solo sporcandosi le mani per migliorare quello in cui viviamo possiamo realizzarci davvero.

L'animazione è come sempre sontuosa, con sfondi che paiono dipinti, elementi naturali mai così realistici (il fuoco in particolare), e alcune scene - su tutte quella delle bende e quella delle rane - che rimangono stampate nella memoria. I personaggi sono colorati, idiosincratici, originali, ricchi di personalità. Su tutti, a parte il protagonista Mahito - irrisolto, pieno di rabbia repressa, ma generoso: in una parola, vero - spicca l'uomo-airone che dà il titolo al film, ma anche i parrocchetti cannibali, perfetta incarnazione della stratificazione miyazakiana. Da un lato sono un geniale sfogo comico che arricchisce il film di humor e colore, dall'altro sono una rappresentazione dell'omologazione della società giapponese (in generale, ma in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale), in cui tutti divengono meri esecutori di una volontà di potenza destinata a provocare distruzioni e tragedie. 

La musica di Joe Hisaishi è, come sempre, poetica, perfetto accompagnamento delle immagini criptiche, misteriose ed evocative create da Miyazaki. Su tutte spiccano il tema di Himi, incalzante e magico, con un sapiente uso dei cori, e quello di Mahito, carico di dolore e perdita, ma anche aperto al futuro e a un domani migliore.

Il ragazzo e l'airone non è, forse, il film migliore di Miyazaki, ma è senza dubbio quello che ne riassume al meglio le istanze (ecologiste, antibelliche, dialogiche), rielaborandole in un unicum a volte di complessa decifrazione, che parla all'anima più che alla testa, e che è il perfetto testamento (il che non vuol dire che sarà il suo ultimo film: Scorsese con The Irishman insegna) di un artista che da decenni continua a fare arte per salvare l'umanità e il pianeta, senza rinunciare a intrattenere e commuovere e tracciando una strada per il futuro, una strada in cui la creatività salva il mondo non immaginandone uno alternativo, ma immaginando soluzioni per renderlo migliore.

**** 1/2

Pier

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