venerdì 19 gennaio 2024

Saltburn

Sangue e sperma


Oliver Quick viene ammesso all'università di Oxford con una borsa di studio, ma le sue umili origini sembrano precludergli la compagnia degli altri studenti, tutti provenienti da famiglie molto ricche. Un giorno Oliver, per un colpo di fortuna, riesce a entrare nelle grazie di Felix Catton, il ragazzo più popolare dell'università. Questi, all'arrivo della pausa estiva, lo invita a trascorrere l'estate con lui e la sua eccentrica famiglia a Saltburn, la sua enorme tenuta. 

Che cos'è la lotta di classe? Parafrasando la celebre definizione della politica data da un politico italiano, si potrebbe dire che, per Emerald Fennell, è "sangue e sperma": un rapporto fatto di conflitto e attrazione, repulsione e irresistibile fascinazione per chi è diverso da noi, oggetto del desiderio o curiosa anomalia in grado di spezzare la monotonia della vita dei ricchi. Sensualità e violenza attraversano tutto il film, nascondendosi e poi riemergendo come fiumi carsici e dominandone le due metà. 

Su questi elementi, in continua contraddizione e, al tempo stesso, mutualmente costitutivi, Fennell costruisce un'ascesa in società che è anche una calata negli inferi dell'animo umano, un film conturbante e disturbante che seduce e repelle i sensi. Linus Sandgren, direttore della fotografia fedelissimo di Damien Chazelle, anche qui dà vita a immagini indimenticabili: pittoriche, scultoree, simboliche, o semplicemente bellissime, le inquadrature di Saltburn sono spesso un'opera d'arte. Barry Keoghan è l'anima del film, la chiave di volta senza il quale tutta la costruzione crollerebbe: il suo Oliver è magnetico, enigmatico, un Giano bifronte che sfugge a ogni classificazione, mercuriale e in continua mutazione. Accanto a lui, Jacob Elordi si trasforma in una divinità greca fatta di carne e marmo, trasfigurata in ogni inquadratura fino a trasformarsi in un letterale angelo durante una festa dai toni lisergici. Se l'occhio di Sandgren esalta Elordi, il suo apice lo raggiunge nello splendido finale, in cui Oliver abbandona ogni elemento apollineo per diventare un satiro dionisiaco che danza frenetico sulle spoglie conquistate - una scena memorabile, vibrante, liberatoria.

Se il film parla efficacemente agli occhi e alla pancia, tuttavia, non altrettanto si può dire della sua capacità di veicolare un messaggio e una storia efficaci e coerenti. Saltburn vorrebbe essere anche una satira sociale, in grado di mettere alla berlina la vacuità e brutalità delle differenze di classe e di un intero sistema di potere, esattamente come fatto nel suo ottimo (e migliore, in generale e da questo punto di vista in particolare) esordio, Una donna promettente. Il proposito, tuttavia, naufraga perché Fennell non riesce a criticare davvero il mondo upper class britannico cui lei stessa appartiene: Felix e i suoi parenti risultano tutt'al più eccentrici, mai davvero negativi, e alcuni di loro - Felix in testa - hanno nettamente più pregi che difetti. Il risultato è che Oliver, da working class hero, diventa un working class villain, buttando alle ortiche il messaggio che la regista vorrebbe veicolare. La carica politica di Teorema, cui alcuni hanno (comprensibilmente ma, a conti fatti, impropriamente) paragonato il film, è del tutto assente.

Non è, purtroppo, l'unico problema narrativo: il colpo di scena che divide nettamente in due il film può essere tale solo per chi non abbia mai letto o visto Il talento di Mr. Ripley. Inoltre, il colpo di scena stesso viene depotenziato da un finale che, oltre a sottovalutare le sinapsi dello spettatore nella sua ansia di spiegare (peraltro in modo poco convincente) quanto accaduto, rende del tutto incoerente il rapporto tra Oliver e Felix e, soprattutto, le motivazioni di Oliver.

Saltburn è quindi visivamente bellissimo, con tanti spunti interessanti, ma poca sostanza sotto una magnifica apparenza. Fennell asta l'asticella rispetto al primo film, ma questa maggiore ambizione si concretizza solo nel comparto visivo, mentre la forza e l'urgenza di Una donna promettente risultano del tutto assenti su quello narrativo. 

È un film che appaga i sensi ma solo in parte la mente, e che fa discutere più per le emozioni e sensazioni che suscita che per quel che racconta, nonostante abbia l'ambizione di raccontare tanto e veicolare messaggi importanti. In Saltburn, alla fine, lo sperma prevale sul sangue: e se, sul momento, il film risulta comunque potente, il suo impatto svanisce rapidamente, svicolando stanco come l'acqua nello scarico di una vasca da bagno.

***

Pier

PS: in futuro qualcuno ci spiegherà perché un film visivamente così magnifico non sia stato distribuito in sala - Italia caso unico o quasi - ma direttamente su Prime Video.

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