martedì 27 dicembre 2022

Il Grande Giorno

Chiedimi se sono infelice


Giovanni e Giacomo sono soci in un mobilificio di successo, co-fondato anni prima. Caterina ed Elio, i rispettivi figli, stanno per sposarsi, e Giovanni ha voluto fare le cose in grande, nonostante le veementi proteste del parsimonioso Giacomo. Valentina e Lietta, le due moglie, li sopportano con pazienza. A turbare il delicato equilibrio arrivano Margherita, prima moglie di Giovanni e madre di Caterina, e Aldo, il suo nuovo compagno, che con la sua esuberanza metterà a dura prova la pazienza dei genitori degli sposi, facendo riemergere tensioni finora sopite.

Dopo l'ottimo (e un po' inaspettato) ritorno di forma di Odio l'estate, Aldo, Giovanni e Giacomo, nuovamente coadiuvati alla regia da Massimo Venier, firmano quello che è forse il loro film più malinconico, dove l'amarezza prevale sulla dolcezza, e una lieve tristezza vela tutte le battute. Chiariamoci, le risate non mancano, ma vanno affievolendosi con il passare dei minuti, in quello che è a tutti gli effetti un film bipartito, con una cesura netta ed evidente quasi quanto quella di La La Land: una prima metà decisamente divertente, in cui i toni comici la fanno da padrone grazie soprattutto alle idiosincrasie del trio (i malanni di Giacomo, la pignoleria e le manie di grandezza di Giovanni, le travolgenti esuberanza e goffaggine di Aldo); una seconda metà introspettiva, riuscitissima per come scava nel passato dei protagonisti e nel loro presente, disseppellendo antichi rancori, svelandone di nuovi e ribaltando molte cose che pensavamo di sapere sui personaggi, e costringendoli a guardarsi allo specchio. 

Anche qui non mancano le risate (affidate soprattutto al personaggio di Don Ciccio, interpretato dall'ottimo caratterista Francesco Brandi), ma sono via via più ovattate, velate di una tristezza e una malinconia che preludono a una catartica e necessaria resa dei conti. In questo senso, Il giorno più bello è un ideale contraltare a Chiedimi se sono felice: ambedue uniscono commedia e malinconia, ma laddove il primo partiva dalla fine "triste" per poi riscoprire i felici inizi, questo parte con una nota "alta", per poi disvelare tutto ciò che si nasconde sotto il lusso e i lustrini. Se il primo è una storia di redenzione, di un nuovo inizio, questo è la storia di una fine: ma, come nota Don Ciccio, ogni fine, per quanto triste sia, può rappresentare un nuovo inizio. 

Nonostante alcune sottotrame non esattamente necessarie, il film mantiene un ottimo ritmo nonostante le sue molteplici anime, riuscendo ad amalgamarle in modo forse imperfetto, ma indubbiamente efficace. Venier, da regista consumato, sa che ciò che conta non è solo il ritmo narrativo e degli eventi, ma anche quello emotivo: per usare una metafora, il film più che una composizione di musica classica è un concerto jazz, in cui vari temi si alternano, si intersecano, si sovrappongono a creare un insieme disarmonico ma emotivamente armonioso, con un'anima unica e ben definita. A questo risultato contribuiscono degli strumentisti esperti e capaci: non solo il trio che, come in Odio l'estate, riprende dinamiche ormai consolidate ma ne esplora anche di nuove, ma anche il cast femminile. Antonella Attili, Elena Lietti, Lucia Mascino sono interpreti raffinate, che tratteggiano personaggi a tutto tondo non solo con le battute, ma anche (e soprattutto) con sguardi e silenzi: a brillare, a parere di chi scrive, è soprattutto la seconda, delicata ma decisa nel suo interpretare una "seconda scelta" che da anni vorrebbe essere qualcosa di più.

Il giorno più bello è un film delicato, garbato, accogliente: non colpisce con fuochi d'artificio (anche se ci sono), ma scivola lentamente sotto pelle, accompagnando lo spettatore nel mondo dei protagonisti e rendendolo partecipe dei loro sentimenti, delle loro evoluzioni. Non è tutto rose e fiori, ma rimane un film di cui si sentiva la mancanza, e che Aldo, Giovanni e Giacomo sembrano aver (re)imparato a offrire con insuperata maestria. 

*** 1/2

Pier

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