E' quasi magia Marvel
Stephen Strange è un brillante neurochirurgo di New York. A seguito di un incidente d'auto perde il pieno controllo sulle sue mani e, dunque, la possibilità di svolgere il suo lavoro. Alla disperata ricerca di una soluzione, Strange entrerà in contatto con l'Antico, lo Stregone Supremo della Terra, che lo introdurrà all'arte della magia.
Dopo una serie di film che sembravano fotocopiati a livello visivo (qui si trova un'ottima spiegazione tecnica del perché), la Marvel si risolleva grazie a uno dei suoi personaggi più visionari e alternativi, profondamente debitore della cultura psichedelica degli anni Sessanta (come spiegato mirabilmente dai 400 Calci) e in grado di fornire una nuova dimensione all'universo Marvel: quella della magia e del misticismo. Così i piani si moltiplicano, si incrociano e si rincorrono, dando vita a una esplosione visiva degna di Inception o di un quadro di Dalì.
Il film è una classica storia di formazione dell'eroe, che si discosta però dai classici archetipi del genere sia nella caratterizzazione morale dei protagonisti, mai al 100 % positivi, sia nella messa in scena del percorso e, soprattutto, dello scontro finale, forse il più originale visto finora in un film di supereroi. Cumberbatch conferisce al personaggio la giusta dose di arroganza e charme, riuscendo a sopperire allo scarso carisma del suo antagonista, penalizzato dalla sceneggiatura più che dal suo interprete.
Doctor Strange rappresenta una novità per il mondo Marvel, un possibile passo in una direzione diversa che, se opportunamente sfruttata, e se sviluppata narrativamente meglio di questo primo capitolo, potrebbe aprire strade promettenti.
*** 1/2
Pier
Nessun commento:
Posta un commento