martedì 28 agosto 2012

Il cavaliere oscuro - Il ritorno

Una metafora dei nostri tempi




Sono passati molti anni dagli eventi narrati ne Il Cavaliere Oscuro. Batman è scomparso, accollandosi la colpa della morte di Harvey Dent, e regalando così a Gotham un periodo di pace e tranquillità grazie alla promulgazione del Dent Act contro la malavita organizzata. La calma, tuttavia, è solo apparente: sulla scena compare un mercenario di nome Bane, violento, spietato e dotato di una forza sovrumana. Bane è legato in modo oscuro alla Setta delle Ombre da cui anche Bruce Wayne è stato istruito, ed è pronto a gettare nel caos la città. Batman è costretto a tornare, ma questa volta persino lui potrebbe non bastare per fronteggiare un nemico tanto potente.

"Perchè cadiamo?", chiedeva il padre di Bruce nel primo episodio al giovane rampollo Wayne, caduto in un pozzo e impaurito dai pipistrelli. Nella risposta a questa domanda risiede l'unica possibilità di Batman per sconfiggere Bane. Con una ring composition degna dei grandi poemi epici, Nolan ci riporta dove tutto era iniziato, alla capacità dell'uomo di fronteggiare la paura senza eliminarla, di conviverci senza tuttavia sconfiggerla. Su questo sottile equilibrio si gioca la partita per la salvezza di Gotham e della sanità mentale di Bruce Wayne, interpretato da un intenso Christian Bale, che dovrà riscoprire le sue origini per sconfiggere la paura incarnata, la macchina per uccidere che risponde al nome di Bane.

Il film chiude degnamente la trilogia del Cavaliere Oscuro, ricucendo tutti i fili narrativi e chiudendo il cerchio con un passato che, anche quando sembra ormai sepolto, torna sempre fuori più prepotentemente che mai. Dopo la lucida spietatezza di Ra's Al Ghul e la geniale pazzia del Joker, questa volta il male viene incarnato da Bane, la violenza cieca, un nemico che diventa uno specchio dell'anima e del corpo di Batman, con cui condivide molti particolari. Bane domina la scena con la sua presenza fisica e con la crudeltà dei suoi occhi e della sua voce, frutto del meraviglioso lavoro sul corpo di Tom Hardy, che si conferma uno degli attori emergenti più interessanti.
Per sconfiggere Bane, Batman dovrà prima affrontare se stesso, in un percorso che lo porterà finalmente a risalire da quella caduta da cui non si è mai veramente ripreso.

Intorno alla storia del protagonista, Nolan disegna una città allo sbando, ritratta alla perfezione dalla splendida fotografia di Wally Pfister, scura e cupa, con colori desaturati e privi di vitalità. Ad accompagnare le immagini di Pfister è la musica di Hans Zimmer, splendida per intensità, epicità e capacità di delineare atmosfere cupe e la sensazione di disastro imminente. Gotham è quindi ritratta come una città solo apparentemente serena, liberata dai criminali ma schiava di se stessa, della sua avidità e della sua arroganza, divorata dall'interno dal cancro dell'indifferenza verso gli oppressi, i poveri e i diseredati. L'assalto armato alla borsa valori è una scena forte, che è impossibile non associare alla crisi finanziaria che ha sconvolto il mondo, ma in particolare i valori della civiltà occidentale.

Il film si dilunga un po' troppo nel finale, dove concede troppo al gusto hollywoodiano e, soprattutto, al tentativo di chiudere quei fili narrativi lasciati in sospeso. Resta tuttavia un'opera narrativa sontuosa, in grado di tenere incollato lo spettatore allo schermo per quasi tre ore senza un attimo di sosta.

Il cavaliere oscuro - Il ritorno è un film duro e intenso, una critica del potere e del dio denaro che ci impone di riflettere sul nostro oggi e su come, per usare le parole di Selina Kyle (una splendida Anne Hathaway), "abbiamo pensato di poter vivere così alla grande" senza curarci del domani. Nolan chiude degnamente la saga, realizzando un film che, attraverso la storia di un giustiziere incapace di trovare la pace, diventa  una metafora di tempi oscuri, tormentati, senza più certezze. Una metafora dei nostri tempi.

****1/2

Pier

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