Qual sapore (non abbastanza) retrò
Maine, Diciottesimo secolo. Barnabas Collins, ricco rampollo del magnate cittadino, è conteso tra mille donne. Commette però l'errore di sedurre la sua domestica, che si rivelerà essere una strega. Tradita dal giovane, la donna si vendica facendo morire la sua amata e condanna Barnabas alla dannazione eterna, trasformandolo in un vampiro e rinchiudendolo in una bara sottoterra. Nel 1972 degli scavi riportano alla luce la bara di Barnabas, che si libera e si reca quindi al castello di famiglia, dove farà conoscenza con i suoi bizzarri discendenti.
La prima metà del nuovo film di Burton ci riporta al 1988 e alle atmosfere di Beetlejuice, a quel gusto per il gotico e per il grottesco che avevano lanciato la carriera del regista. Ecco quindi gag geniali e ai limiti dell'assurdo - quella su McDonald's è di alto livello - mischiate ad atmosfere tenebrose ed inquietanti. Le citazioni del passato di Burton però non si fermano qui: Barnabas infatti ci terrorizza e ci fa ridere, creando una miscela irresistibile tra horror vampiresco e commedia brillante, ricorrendo a meccanismi e atmosfere già collaudate con successo ne Il mistero di Sleepy Hollow e in Mars Attacks. Ogni elemento fantastico viene esasperato e portato all'estremo, rendendo spaventoso e ridicolo al tempo stesso, e creando un'atmosfera che avvince lo spettatore.
La seconda metà cala decisamente di tono, un po' per la necessità di portare avanti la trama, che finisce per rubare spazio e tempo ai personaggi, un po' per una generale mancanza di ritmo cui solo qualche scena indovinata e grottesca riesce a sopperire. Dopo metà film Burton sembra perdere il suo spirito scanzonato e dissacrante e finisce per essere intrappolato da una trama che vuole raccontare molto e finisce per contenere troppo, sprecando colpi di scena che avrebbero potuto essere interessanti - quello sulla nipotina di Barnabas su tutti - e che finiscono invece per sembrare buttati a caso all'interno dell'interminabile sequenza di eventi che caratterizza gli ultimi 30 minuti.
La realizzazione è di alto livello, con costumi indovinati e un montaggio e una fotografia formalmente perfetti e che servono con devozione l'immaginazione di Burton. La sceneggiatura come detto zoppica, e sembra fortemente influenzata da un lato da produttori desiderosi di vendere il prodotto, dall'altra dalla volontà di rendere omaggio alla serie tv cui il film è ispirato, che però ovviamente non può essere adeguatamente riassunta nello spazio di una sola pellicola.
Dark Shadows è dunque un film brillante che ci riporta per un attimo alle atmosfere del Burton degli esordi, salvo poi perdere smalto con il passare dei minuti e farci nascere un pensiero un po' da vecchi brontoloni: forse di Beetlejuice non ne fanno proprio più.
***
Pier
Maine, Diciottesimo secolo. Barnabas Collins, ricco rampollo del magnate cittadino, è conteso tra mille donne. Commette però l'errore di sedurre la sua domestica, che si rivelerà essere una strega. Tradita dal giovane, la donna si vendica facendo morire la sua amata e condanna Barnabas alla dannazione eterna, trasformandolo in un vampiro e rinchiudendolo in una bara sottoterra. Nel 1972 degli scavi riportano alla luce la bara di Barnabas, che si libera e si reca quindi al castello di famiglia, dove farà conoscenza con i suoi bizzarri discendenti.
La prima metà del nuovo film di Burton ci riporta al 1988 e alle atmosfere di Beetlejuice, a quel gusto per il gotico e per il grottesco che avevano lanciato la carriera del regista. Ecco quindi gag geniali e ai limiti dell'assurdo - quella su McDonald's è di alto livello - mischiate ad atmosfere tenebrose ed inquietanti. Le citazioni del passato di Burton però non si fermano qui: Barnabas infatti ci terrorizza e ci fa ridere, creando una miscela irresistibile tra horror vampiresco e commedia brillante, ricorrendo a meccanismi e atmosfere già collaudate con successo ne Il mistero di Sleepy Hollow e in Mars Attacks. Ogni elemento fantastico viene esasperato e portato all'estremo, rendendo spaventoso e ridicolo al tempo stesso, e creando un'atmosfera che avvince lo spettatore.
La seconda metà cala decisamente di tono, un po' per la necessità di portare avanti la trama, che finisce per rubare spazio e tempo ai personaggi, un po' per una generale mancanza di ritmo cui solo qualche scena indovinata e grottesca riesce a sopperire. Dopo metà film Burton sembra perdere il suo spirito scanzonato e dissacrante e finisce per essere intrappolato da una trama che vuole raccontare molto e finisce per contenere troppo, sprecando colpi di scena che avrebbero potuto essere interessanti - quello sulla nipotina di Barnabas su tutti - e che finiscono invece per sembrare buttati a caso all'interno dell'interminabile sequenza di eventi che caratterizza gli ultimi 30 minuti.
La realizzazione è di alto livello, con costumi indovinati e un montaggio e una fotografia formalmente perfetti e che servono con devozione l'immaginazione di Burton. La sceneggiatura come detto zoppica, e sembra fortemente influenzata da un lato da produttori desiderosi di vendere il prodotto, dall'altra dalla volontà di rendere omaggio alla serie tv cui il film è ispirato, che però ovviamente non può essere adeguatamente riassunta nello spazio di una sola pellicola.
Dark Shadows è dunque un film brillante che ci riporta per un attimo alle atmosfere del Burton degli esordi, salvo poi perdere smalto con il passare dei minuti e farci nascere un pensiero un po' da vecchi brontoloni: forse di Beetlejuice non ne fanno proprio più.
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Pier
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