mercoledì 30 novembre 2011

Midnight in Paris

Quando un film è una poesia  

Gil è uno sceneggiatore hollywoodiano di successo. Il suo sogno è di diventare un grande romanziere e, trovandosi a Parigi con la dittatoriale fidanzata, rimane affascinato dalla città e dalla sua storia artistica e culturale. Il suo sogno sarebbe conoscere i grandi del passato, come Hemingway e Scott Fitzgerald, e vivere con loro l'atmosfera della Parigi anni Venti. Il sogno sembra essere destinato a rimanere tale quando una sera, dopo essere salito a bordo di una strana auto d'epoca, Gil si ritrova all'improvviso a viverlo per davvero. 

Midnight in Paris è un atto d'amore per l'arte e per la vita. La nostalgia per il passato, solitamente una presenza solida ma silenziosa nei film di Allen, diviene qui il motore trainante del film, la forza misteriosa che permette a Gil di vivere il suo sogno e conoscere tutti i grandi autori del passato. Saranno proprio loro a fargli riscoprire la bellezza del presente e a fargli capire che la felicità, a volte, può essere trovata nelle piccole cose. 

Allen realizza un film poetico, toccante, pervaso di un amore per l'Arte, di qualunque tipo e genere, ma anche di un grande senso del reale e del quotidiano. Scrittori, pittori, registi: tutti ci vengono presentate come persone normali, affette dalle loro nevrosi e dalle loro piccole manie, e ciononostante così diversi nella loro genialità. Woody ci regala una galleria di personaggi indimenticabili, dall'Hemingway ossessionato dal vero e dall'onesto allo splendido Dalì di Adrien Brody, passando per il Picasso nevrotico e lo Scott Fitzgerald perfetto gentleman d'altri tempi. 
Tra di loro si muove un disorientato ma felice Owen Wilson, che si conferma un attore eccellente anche al di fuori delle pellicole comiche, dotato di un'espressività facciale e di una naturalezza che non si possono insegnare. 

Il tutto è accompagnato da una fotografia magnifica, una colonna sonora come sempre incantevole (su questo Woody non delude mai) e da una sceneggiatura che gestisce il tempo a suo piacimento, dilatandolo o restringendolo quando necessario, e trascinando così lo spettatore all'interno di un sogno ad occhi aperti tanto poetico quanto vero. 

Woody firma un film insolitamente ottimista per i suoi canoni, che lascia spazio all'immaginazione e alla speranza invece che al cinismo o al fatalismo che solitamente caratterizzano i suoi lavori. La magia, come è giusto che sia, non viene spiegata: il passato rimarrà per sempre la nostra "epoca d'oro", ma per vivere pienamente bisogna guardare al futuro, magari camminando a Parigi, sotto la pioggia, accompagnati dalle note di Cole Porter. Da vedere. 

***** 

Pier

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