Vecchi giocattoli, nuove emozioni
Andy è diventato grande: sta per andare al college, e per i suoi giocattoli le alternative sembrano essere solo la spazzatura o la soffitta. Quando si presenta l'opportunità di essere donati a un asilo, tutti, ad eccezione di Woody, la accolgono con entusiasmo. Scopriranno che non è tutto oro quello che luccica.
Generalmente i "numeri tre" delle saghe cinematografiche sono delle delusioni, soprattutto se il "numero due" aveva eguagliato o superato il primo.
Il terzo capitolo della saga di Toy Story è l'eccezione che conferma la regola.
La Pixar riprende i temi dei primi due film, ma li arricchisce di nuovi spunti e personaggi. La crescita del ragazzo, la paura dell'abbandono, la "sostituibilità" dei giocattoli e degli affetti sono solo alcuni dei temi affrontati dal film.
Le trovate si susseguono senza sosta, e sono tutte al limite dal geniale, dalla parodia dei kolossal hollywoodiani alle trasformazioni di Mr. Potato e Buzz, passando per le mille citazioni di altri film, e in particolare de La grande fuga.
L'integrazione tra vecchi e nuovi personaggi è perfetta. I primi vengono sviluppati e approfonditi, i secondi offrono una carica di novità e freschezza davvero eccezionali. Si distinguono Ken, vanitoso e farfallone, il riccio attore shakespeariano e il pagliaccio Chuckles, che offre uno dei momenti più divertenti del film.
La regia sfrutta appieno le potenzialità dell'animazione computerizzata, dimostrando un'ulteriore evoluzione nell'uso di questo mezzo filmico attraverso piani sequenza, carrellate e altre tecniche della cinematografia tradizionale.
Toy Story 3 riesce nell'impresa di superare l'originale. La storia diverte e appassiona, coinvolge e fa sognare, sfociando in un finale di assoluta bellezza e delicatezza, che segna la fine di un'avventura e l'inizio di un'altra. Stonano solo un paio di doppiaggi dell'edizione italiana, ma sono dettagli trascurabili.
Ancora una volta, quando si parla di Pixar, siamo dalle parti del capolavoro.
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Pier
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