Sherlock Holmes, insieme al fido Watson, si trova ad affrontare Lord Blackwood, spietato serial killer apparentemente dotato di poteri soprannaturali. La coppia di amici dovrà anche confrontarsi con problemi personali: Watson sta per sposarsi e per lasciare l'appartamento in Baker Street, mentre Holmes deve fare i conti con una vecchia fiamma ricomparsa all'improvviso.
Il film è stato presentato come una rivisitazione in salsa hard-boiled del detective ideato da Sir Arthur Conan Doyle: in realtà Guy Ritchie si limita a riprendere ed esaltare i lati oscuri di Holmes già presenti nei romanzi. L'abilità nella boxe diventa quindi un pretesto per infilare Sherlock in incontri clandestini di lotta e la trascuratezza e l'apatia sono portate all'estremo.
La dipendenza di Holmes dalla morfina, invece, viene addirittura ammorbidita, facendo del detective un "semplice" alcolista.
Chi si aspettava quindi uno Sherlock in salsa Lock and Stock o Snatch rimarrà quindi probabilmente deluso, fatto salvo per alcune scene come i sopracitati combattimenti.
Guy Ritchie ha comunque il merito di dare ritmo e vivacità a un personaggio che sullo schermo aveva sempre fallito per la sua eccessiva staticità e verbosità: il secondo tempo in particolare è molto godibile e il ritmo degli eventi incalza piacevolmente lo spettatore.
Downey Jr. è simpatico e sbruffone, e risulta efficace nel ruolo, anche se a tratti ricorda troppo il suo Tony Stark in Iron Man. Buona l'interpretazione anche di Jude Law, sebbene i nostalgici del romanzo non riescano a rivedere nelle sue fattezze il pacioso e gentile Watson.
Il film si perde un po' sulla sceneggiatura, che soprattutto nella prima parte indugia troppo sui dialoghi sarcastici tra i due protagonisti, facendoli somigliare più a una coppia di anziani coniugi inglesi che a due colleghi e amici. Anche la fotografia di Londra non è particolarmente accurata, e alcuni personaggi non sono adeguatamente approfonditi.
Sherlock Holmes resta comunque un film piacevole, divertente per lunghi tratti, anche se manca quel tocco di geniale follia che generalmente distingue i film di Ritchie.
**1/2
Pier
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