sabato 8 febbraio 2020

Piccole donne

L'arte è vita, la vita è arte


Jo March ambisce a diventare una scrittrice, ma per ora si deve accontentare di scrivere romanzi rosa e scandalistici. Quando un'emergenza la richiama a casa, scopriamo a poco a poco il suo indissolubile legame con la famiglia: le sorelle Meg, Amy, e Beth, la madre, il vicino di causa Laurie. La loro storia è indissolubile da quella di Jo, ed è destinata a divenire anche parte fondante della sua arte.

Dopo l'ottimo esordio di Lady Bird, Greta Gerwig decide di alzare il tiro, cimentandosi con uno dei grandi classici della letteratura per l'infanzia, rileggendolo e trasformandolo in una riflessione sul ruolo della donna nella società, sull'atto creativo, e sull'intersezione tra questi temi. Le ambizioni e il desiderio di emancipazione di Lady Bird si ritrovano nell'iconico personaggio di Jo March - la Gerwig non a caso decide di affidare il personaggio alla stessa attrice, Saoirse Ronan - la cui storia personale diviene finzione ma anche riflessione sul processo artistico, sia del personaggio, sia di Louisa McAlcott, la cui biografia si fonde con la storia di Jo, sia della regista stessa.

La sceneggiatura è il punto forte del film: costruita dalla Gerwig con certosina attenzione, alternando passato e presente e sconvolgendo la struttura lineare del romanzo, rende i confini tra reale e narrato sempre più indistiguibili, fino a farli diventare inestricabili l'uno dall'altro. La gioia, anzi, la volontà di vivere appieno la propria vita, anche di fronte all'avversità, emerge con forza in numerose scene, che brillano per energia e vitalità. La visione della Gerwig, tuttavia, non riesce a eliminare la patina un po' da feuilleton/sceneggiato in costume della BBC: l'ambientazione d'epoca non aiuta, e la scelta di smussare i toni più duri di alcuni personaggi (Marmee March su tutte, troppo dolce e hippie) e di puntare forte sul sentimento fraterno, soprattutto nella prima parte, fa sì che alcuni passaggi risultino un po' troppo zuccherosi, inficiando in parte anche la forza del messaggio.

La regia, per quanto scolastica, sorregge la geniale ambiguità della sceneggiatura con dei cambi di palette di colore - caldi per il passato narrato, freddi per il presente - innescando così un'alternanza che funziona ottimamente fino al finale, quando invece la fotografia fa sì che l'ambiguità diventi confusione, e la riflessione della regista sul sottile confine tra vita e arte non colpisca quindi quanto potrebbe.

Il cast offre un'ottima prova corale, anche se alcune scelte destano perplessità nei conoscitori del romanzo: se Florence Pugh offre una Amy diversa ma proprio per questo più profonda e interessante di quella originale, la Jo di Saoirse Ronan manca della complessità emotiva del suo equivalente cartaceo, e sembra eternamente in balia delle sue passioni anziché esserne padrona. I personaggi più fuori parte, tuttavia, sono senza dubbio i genitori, tra una Laura Dern inspiegabilmente smielata e un Bob Odenkirk che, forse a causa della sua forte identificazione con il Saul della omonima serie TV, non è davvero credibile nella parte del mite e onesto padre di famiglia.

Piccole donne è un film ambizioso, più coraggioso di Lady Bird, rispetto al quale mostra una notevole maturazione artistica; tuttavia, questa ambizione fa sì che, a tratti, il film manchi il suo bersaglio, perdendosi nel suo stesso impianto narrativo e, soprattutto, in inutili sequenze zuccherine, laddove Lady Bird, pur volando più basso, lo coglieva appieno.
Rimane comunque un film importante, che guarda alla storia della letteratura per riflettere sull'arte femminile nella realtà di oggi, concludendo con amarezza dissimulata che, in fondo, non è cambiato troppo: le difficoltà di Jo sono le stesse affrontate oggi dalle donne che vogliono intraprendere una carriera artistica, che anzi per assurdo si trovano ad affrontare un sistema editoriale ancor meno disposto a dare voce alle esordienti. La Gerwig è Jo, Jo è la Gerwig, e ambedue sono il personaggio del romanzo scritto da Jo, del film scritto da Greta Gerwig: l'arte e la vita si fondono, e si fanno atto di speranza, di liberazione, di emancipazione.

***

Pier


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