Da quando Netflix, e in generale le piattaforme di streaming, hanno fatto il loro ingresso in Italia, e in generale in Europa, si continuano a sentire alti lai da parte degli esercenti, indefessi nel sostenere che i servizi di streaming saranno la morte del cinema.
La morte del cinema, come quella di Mark Twain, è notizia data molte volte, e a oggi sempre esagerata: prima per l'avvento della televisione, che entrò invece in una crisi acuta ben prima del grande schermo; poi per quello dell'home video, sia in vendita che a noleggio. Quest'ultimo annuncio fa particolarmente sorridere oggi, considerando che è di pochi giorni fa la notizia che è rimasto un solo Blockbuster in tutto il mondo, laddove le sale continuano a esistere e incantare gli spettatori.
L'ultimo dei dodo (Bend, Oregon) |
Le sale cinematografiche dopo Netflix, secondo gli esercenti. |
Fonte: UNIC Report 2019 |
La situazione in Italia
Qualcuno potrebbe obiettare: e l'Italia? Esiste infatti la possibilità che i dati italiani siano diversi da quelli europei. Ancora una volta ci viene in aiuto UNIC, che nel suo report recita (traduzione di chi scrive): "ci si aspetta che i biglietti venduti in Italia superino i 100 milioni di unità, mentre gli incassi da botteghino sono cresciuti di un impressionante 14.4%." I dati dettagliati corroborano quanto scritto, evidenziando una crescita di botteghino e incassi intorno, appunto, al 14% rispetto al 2018.
Se questi dati non vi bastassero, nel suo report 2019 Cinetel, il principale strumento di rilevazione dell'andamento cinematografico in Italia, evidenzia lo stesso trend positivo: dal 2014 (ultimo anno "senza Netflix") a oggi, incassi e presenze sono cresciuti rispettivamente del 10.6% e del 6.8%.
Un trend ancora più interessante è quello del numero di schermi cinematografici presenti in Italia, un ottimo indicatore dell'attività del settore: se nessuno andasse più al cinema, dovremmo assistere alla morte delle sale, soprattutto quelle di piccole dimensioni. Mettendo insieme i dati riportati sui report Cinetel, il trend che emerge è esattamente opposto: dopo un decennio (2000-2010) di cali nel numero di schermi e di "morte" di molte sale storiche, dal 2014 a oggi il numero complessivo di sale è sempre cresciuto (dell'8.6% complessivo), trainato soprattutto dalla nascita di nuovi monosala (cresciuti del 26%).
Fonte: elaborazione propria su dati Cinetel |
L'avversione verso un'analisi metodica dei dati è uno dei grandi problemi del nostro Paese. I numeri non ci piacciono, e preferiamo affidarci alle sensazioni, al sentito dire, e al lamento, un'arte tutta italiana. Non stupisce, dunque, che anche la "crociata anti-Netflix" non sia fondata su numeri reali, ma semplicemente sulla pervicace difesa di rendite di posizione e, soprattutto, sulla paura del nuovo e del diverso.
Netflix e i servizi di streaming impongono una rivistazione profonda degli attuali modelli di impresa adottati dalle sale italiane? Assolutamente sì. Questo significa la morte delle sale? Assolutamente no. I dati dimostrano che la sala è viva e in buona salute, e la crescita dei monosala suggerisce che nuovi modelli di servizio siano possibili: non è un caso, ad esempio, che molti dei nuovi monosala nelle grandi città siano nati sul modello di alcuni cinema molto diffusi nel mondo anglosassone, che propongono non solo le nuove uscite più attese, ma anche retrospettive, esperienze, eventi, e film più di nicchia che non trovano spazi nei canali ufficiali.
Sarebbe auspicabile, dunque, che gli sforzi sottesi finora dagli esercenti per battagliare contro il mulino a vento dello streaming fossero diretti verso attività più proficue, tese a sfruttare le sinergie con i nuovi operatori e a trovare nuovi modi di attirare spettatori, anziché trincerarsi sulle proprie posizioni sulla base di preconcetti.
Succederà? Ne dubitiamo. Ma, come disse Rossella O'Hara (recentemente riportata in sala da alcuni dei cinema "illuminati" di cui sopra), "Domani è un altro giorno", e forse qualcosa cambierà.
Pier
*: Molti addetti ai lavori e ricercatori sostengono che i servizi streaming "allargano la domanda", raggiungendo persone che prima non andavano al cinema e - potenzialmente - aumentando il loro desiderio per prodotti audiovisivi, spingendoli quindi ad andare al cinema di più di quanto facessero prima dell'avvento dello streaming. I dati di EY riportati sopra sembrerebbero supportare questa tesi, ma anche questi dati sono semplici correlazioni, e non bastano per determinare un nesso di causalità.
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