Money as old as time
Le ragioni per fare un remake de La Bella e la Bestia con attori in carne e ossa erano sfuggenti fin all'annuncio del progetto, e la visione non fuga i dubbi ma, anzi, li rinforza: a che pro realizzare un film che aggiunge pochissimo alla storia originale, sacrificando a un maggiore (e ridondante) approfondimento psicologico dei personaggi l'espressività dei personaggi stessi?
Davvero il passato di Belle e della Bestia è più importante, in quella che è comunque una fiaba, della vitalità e della simpatia trasmessa da Lumière e dagli altri abitanti del castello? Se ne Il libro della giungla la computer grafica aveva raggiunto nuove vette di eccellenza e realismo (ottenendo un sacrosanto Oscar), qui il realismo risulta una palla al piede, che indebolisce il film anziché arricchirlo, rendendo freddi e poco empatici personaggi che fanno di simpatia ed espressività il proprio punto forte, con la Bestia e Lumière che risultano i più penalizzati.
E dire che il film, al netto del paragone con l'originale, è pure ben realizzato. In particolare, il comparto visivo è d'eccellenza, con una fotografia splendida e costumi e scenografie perfette per realizzazione ed capacità evocativa. Gli attori offrono buone prove, con Emma Watson che se la cava più che dignitosamente con il canto (in originale) e Luke Evans che dà vita a un Gaston esilarante, mentre lo stellare cast di doppiatori riesce a infondere vita ai freddi arredi del castello. Anche le musiche realizzate appositamente per il remake convincono, inserendosi armoniosamente nella partitura originale.
Rimane, quindi, l'interrogativo iniziale, di cui ahimé conosciamo fin troppo bene la risposta, che non è altro che la storia più vecchia del mondo: i soldi. Tuttavia, sarebbe auspicabile che la Disney scegliesse meglio i prossimi classici da trasporre in live action, identificando quelli che possono essere arricchiti dalla computer grafica e da una sceneggiatura più "adulta" (Peter Pan, Aladdin, Hercules) e lasciando invece in pace quelli che rischiano di perdere le doti che li hanno resi celebri.
** 1/2
Pier
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