Toy Story con gli animali
Max è un cane molto affezionato alla sua padrona, con la quale vive a New York. Quando questa porta a casa un altro cane, Duke, la sua vita è sconvolta. Prova allora a liberarsi di lui, ma questo lo trascinerà in un’odissea in giro per la città in compagnia dell’odiato Duke, inseguito da una band di animali rifiutati dai padroni e dai suoi amici e vicini che cercano di riportarlo a casa.
Cosa fanno i vostri animali quando non ci siete? Se la domanda vi suona familiare, è perché basta sostituire “animali” con “giocattoli” per avere la premessa di Toy Story. Max e Duke sono Woody e Max, e anche alcuni dei loro amici ricordano altri membri della gang dei giocattoli. Il disperato tentativo di tornare a casa dopo essersi perduti riprende pari pari quello del film Pixar; e la gang degli animali abbandonati non può non ricordare quella dei giocattoli “deformi” creati dal malvagio Syd in Toy Story. A questo si aggiunga che le avventure degli animali in giro per New York ricordano in modo abbastanza palese quelle di uno dei film meno apprezzati della Disney, Oliver & Co (di cui andrebbe rivalutata almeno la colonna sonora).
In generale, dunque, la sensazione di già visto è travolgente. Cosa salvare, dunque, della nuova produzione dell’Illumination Entertainment? Sicuramente la caratterizzazione dei personaggi, sia primari che secondari; se i due protagonisti sono abbastanza stereotipati, le due deuteragoniste, Gidget e Chloe, sono vitali e rinfrescanti con le loro nevrosi e peculiarità. Accanto a loro spiccano un falco incapace di trattenere i propri istinti, un bulldog convinto dell’esistenza di un complotto degli scoiattoli, e soprattutto il Nevosetto, capo della gang di animali abbandonati: uno psicopatico dal cuore tenero, tanto inadatto a essere leader per la sua instabilità quanto destinato a esserlo per la sua motivazione e abnegazione alla causa.
Il film ha un buon ritmo e delle ottime gag, che riescono a far superare la sensazione di già visto e rendono la visione comunque piacevole. Resta tuttavia il rammarico per la scarsa originalità della trama, soprattutto considerando che questo era il primo film della Illumination a non essere frutto di un adattamento dai tempi di Cattivissimo Me.
Il risultato è comunque gradevole, ma rimane purtroppo la sensazione che la Illumination non si sia incamminata sul cammino della Pixar, bensì su quello della BlueSky, focalizzato sui personaggi, piuttosto che sulla storia, e fatto di sequel e sfruttamento dei successi esistenti piuttosto che di innovazione e creatività. Nonostante le risate non manchino, un peccato.
**1/2
Pier
NdR: recensione originalmente pubblicata su nonsolocinema.com
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