lunedì 3 marzo 2014
Oscar 2014: Il Bilancio
Prima di cominciare, penso di meritarmi una bella auto-pacca sulla spalla: 8 previsioni azzeccate su 11 (qui e qui trovate i pronostici), e in due casi su tre (miglior attrice e miglior montaggio) quando ho sbagliato il pronostico ha vinto il mio preferito. Sono curioso ora di vedere Her di Spike Jonze, premiato per la miglior sceneggiatura originale: non avendolo visto non lo avevo inserito in lista, ma sono contento per Jonze.
Finito l'autocompiacimento, parliamo dei temi centrali della serata. Ovviamente la notizia principale per noi Italiani è che, 16 anni dopo Roberto Benigni, un altro regista del nostro paese ottiene la statuetta per il miglior film straniero: si tratta di Paolo Sorrentino, che con La grande bellezza ha saputo conquistare pubblico e critica d'oltreoceano. Inspiegabilmente maltrattato da alcuni qui in Italia, il film è uno splendido ancorché imperfetto apologo della nostalgia come difesa dalle brutture del quotidiano, come ricordo di un passato felice che ora sembra irrimediabilmente perduto nella mediocrità della vita. Sorrentino ottiene un premio meritato, nonostante The Hunt fosse una validissima alternativa.
Come previsto, ahimè, Leonardo Di Caprio non riesce ad aggiudicarsi l'Oscar nemmeno quest'anno, sconfitto da un Matthew McConaughey oggettivamente strepitoso. Meritatissimo anche l'Oscar per Cate Blanchett, l'attrice migliore della sua generazione, che ottiene finalmente la statuetta da protagonista dopo quella da non protagonista vinta per The Aviator.
Tra i film trionfa Gravity, che si aggiudica miglior regia, fotografia, montaggio, colonna sonora e tre Oscar tecnici, premiando l'eccezionale e rivoluzionario lavoro fatto da Cuaròn e dalla sua troupe. 12 anni schiavo ottiene tre statuette, tra cui quella più ambita del miglior film, forte di una tematica che è ancora in grado di scuotere le coscienze negli USA. Delusione per The Wolf of Wall Street, che non si aggiudica alcun premio, e per Nebraska, anche se le aspettative del secondo erano certamente inferiori.
Nell'animazione, da segnalare il trionfo di Frozen, premiato anche con la miglior canzone come nella miglior tradizione Disney, e l'assenza della Pixar, la seconda in tre anni. Questo tema merita un post dedicato, vista la complessità delle ragioni di questo declino.
Al prossimo anno con gli Oscar, e a tra poco per nuovi articoli e recensioni.
Pier
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