E l'attesa continua...
Dopo essere sopravvissuta agli Hunger Games, Katniss vive in uno stato di continua tensione e inquietudine. I ricordi dell'evento la tormentano e, intorno a lei, la miseria dei distretti cresce. Inoltre fatica a mantenere il suo rapporto con Peeta, di cui in pubblico deve fingere di essere innamorata. Quando comincia il Tour dei Vincitori, Katniss comincia a rendersi conto che la ribellione serpeggia nei distretti, e che lei e Peeta sono visti come il simbolo della ribellione alla Capitale. Per mettere fine a queste voci, il Presidente organizza un'edizione speciale degli Hunger Games, che vedrà i vincitori delle passate edizioni scontrarsi tra loro.
Il primo capitolo di Hunger Games era eccessivamente lento e inconclusivo, ma era risultato efficace sia nel rappresentare il
futuro distopico di Panem e le caratteristiche dei personaggi, sia nell'introdurre le tematiche di una trilogia che, giocoforza, si sarebbe sviluppata nei capitolo successivi.
La visione del secondo film lasca quindi l'amaro in bocca, dato che presenta gli stessi difetti, ma amplificati. La storia principale procede lentissima fino al finale che, come nel primo, risulta affrettato e inutilmente accelerato: i fatti più importanti avvengono tutti negli ultimi dieci minuti, senza che lo spettatore sia stato adeguatamente preparato.
Nelle due ore e venti minuti assistiamo a una replica degli Hunger Games inutilmente estesa e mal gestita: la regia migliora notevolmente la qualità delle riprese delle scene d'azione, ma sbaglia completamente la scelta dei momenti focali. Lo spettatore viene quindi sballottato da una morte all'altra senza esserne minimamente toccato emotivamente, a differenza di quanto accadeva nel primo film, e deve invece sorbirsi lunghi dialoghi esistenziali e campeggi notturni che sono un'esatta replica di quelli visti nel primo capitolo.
La prima parte del film risulta quindi la migliore, grazie al viaggio attraverso i vari distretti e agli emozionanti discorsi che i due sopravvissuti dedicano ai tributi scomparsi nell'ultima edizione. Tuttavia, anche qui il regista decide di contrentrarsi su scene che sono l'esatta replica di quelle del primo film, come il momento in cui Katniss sfida l'autorità nella prova di abilità, a scapito di una migliore analisi di molti dettagli importanti, che vengono invece affrontati sbrigativamente (il segno distintivo della ribellione, l'evoluzione del rapporto tra Peeta e Katniss nell'anno trascorso tra primo e secondo capitolo, i rapporti tra i vari Tributi).
A sorreggere il film ci pensano delle scene d'azione oggettivamente spettacolari, notevolmente arricchite e più elaborate rispetto a quelle del primo capitolo. Il loro succedersi incessante sopperisce in parte alla lentezza del film, rendendo veloce e godibile una parte centrale che, altrimenti, rischierebbe di scivolare nella noia.
Lo sviluppo dei personaggi risulta praticamente inesistente, fatta eccezione per quello di Katniss, la cui crescente insicurezza e nevrosi è ben costruita sia dalla sceneggiatura, sia dall'intensa interpretazione di Jennifer Lawrence, assolutamente perfetta per il ruolo. Peeta per larga parte del film è ancora il personaggio del primo capitolo, e non basta un singolo episodio (l'annuncio a sorpresa in tv) per rendere efficaci e credibili la sua crescita interiore e la sua maturazione.
I problemi principali, tuttavia, restano l'adattamento del finale e la resa dell'atmosfera complessiva. Il regista Francis Lawrence decide di essere del tutto fedele al libro e di far terminare il film nello stesso punto in cui finisce il suo corrispettivo cartaceo. Il cinema, tuttavia, ha tempi e ritmi narrativi diverso dalla letteratura, e un regista non può non tenerne conto in un adattamento cinematografico. Il regista avrebbe dovuto introdurre qualche elemento dell'ultimo capitolo già nel finale, al fine di rendere il film più esaustivo e "indipendente" dagli altri capitoli; in alternativa, avrebbe dovuto accelerare sulle parti ripetute, per concentrarsi sugli ingredienti nuovi di questo secondo capitolo. Proprio da questo elemento deriva anche il secondo problema: La ragazza di fuoco non fa pensare, non stimola quella riflessione intellettuale sul significato di libertà e dittatura che è invece centrale nella trilogia.
Hunger Games - La ragazza di fuoco è un buon film d'azione, che risulta però molto carente dal punto di vista narrativo e finisce per appiattire e banalizzare un materiale che potrebbe avere ben altro spessore con una resa più attenta e puntuale. La scelta di concentrarsi sugli elementi di continuità rispetto al primo capitolo (giochi su tutti), anzichè su quelli discontinui, penalizza il film e finisce per farlo sembrare un puro capitolo di passaggio anzichè un'opera in grado di reggersi sulle sue gambe. Quello che nel primo capitolo poteva essere un peccato veniale diviene nel secondo una pecca imperdonabile, che abbassa il livello della serie e la riduce a puro prodotto di intrattenimento, quando avrebbe tutte le carte in regola per essere qualcosa di più.
** 1/2
Pier
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