L'incontro di due solitudini
Pat esce dall'ospedale psichiatrico dove è stato ricoverato otto mesi prima per aver massacrato di botte l'uomo che aveva trovato in doccia con la moglie Nikki. Determinato a riconquistarla, Pat cerca di affrontare la vita e ogni avversità con positività e ottimismo. Torna così a vivere con i genitori, ma la convivenza si rivela più complessa del previsto, tra crisi continue e un rapporto con il padre, disoccupato che si è dato alle scommesse, mai decollato fin dall'infanzia. A sconvolgere ulteriormente il delicato equilibrio di Pat arriva Tiffany, giovane vedova con una reputazione non esattamente cristallina in termini di abitudini sessuali e abuso di farmaci. Quello che sembra destinato a essere un incontro casuale diventa invece, grazie a un corso di danza, un percorso di riabilitazione alla vita sia per Pat che per Tiffany, portandoli a riconsiderare molte cose del loro passato e le loro prospettive per il futuro.
Dopo aver conquistato le platee e la critica con un film ambientato nel mondo della boxe, David O. Russell torna con una commedia dal sapore drammatico, in cui due personaggi problematici e destinati a una vita solitaria si incontrano e imparano a comprendere la vita, ma prima di tutto se stessi. La regia, nervosa e a scatti, con un largo e abbondante uso della camera a mano, sembra voler riflettere la psicologia dei protagonisti, tormentati e schiacciati da un passato che non vogliono o non riescono a scrollarsi di dosso. Proprio il rapporto con il passato è l'elemento che maggiormente distingue Pat e Tiffany: il primo vorrebbe solo che le cose tornassero com'erano, nel tentativo di ritornare a una sua personale età dell'oro che, forse, non è mai esistita; la seconda, invece, vorrebbe solo andare avanti, rimuovere la morte del marito, di cui si sente indirettamente responsabile, e tutte le azioni autodistruttive che ha compiuto successivamente, ma sembra incapace di farlo.
Il contrasto tra i due protagonisti è solo apparente, in quanto entrambi sono alla disperata ricerca di un equilibrio, di un pezzo di legno cui aggrapparsi per non naufragare nel mare delle loro esistenze. Intorno a loro gravitano due coppie di genitori solo apparentemente distanti, ma in realtà unite dal desiderio quasi soffocante di proteggere i figli dalle loro azioni, da quella vita che inesorabilmente si presenta a bussare alla loro porta presentando il conto. Laddove i genitori di Tiffany sono solo tratteggiati, quelli di Pat sono centrali per la vicenda, con una madre buona, dolce ma apprensiva, e un padre, magistralmente intepretato da un De Niro finalmente sui suoi livelli, che cerca di recuperare un rapporto mai nato con il figlio attraverso l'unica passione che hanno in comune, il baseball.
La regia di Russell, così come in The Fighter, esalta l'interpretazione degli attori, cui si deve gran parte della riuscita del film. Bradley Cooper è perfetto per misura e sentimento, e Jennifer Lawrence offre una prova eccellente nei panni di un personaggio fuori dagli schemi, con la lingua appuntita e degli occhi che quasi feriscono per intensità. Fotografia e montaggio non sono nulla di eccezionale, ma supportano la storia in modo adeguato, con una forte insistenza sui primi piani e un largo uso del piano sequenza. Una menzione meritano le musiche e la colonna sonora di Danny Elfman, davvero azzeccate e parte attiva della narrazione.
Il lato positivo è un film potente nella sua semplicità, capace di suscitare forti emozioni attraverso una trama semplice solo all'apparenza, in cui fanno continuamente capolino sentimenti, conflitti irrisolti e crisi interiori. Russell conferma la sua capacità di esaltare le capacità dei suoi attori, regalando dei personaggi che arricchiscono la storia di un'umanità difficile da trovare nel cinema contemporaneo.
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Pier
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