domenica 26 settembre 2010

Inception

"Il sogno è l'infinita ombra del Vero" (Pascoli)


Dom Cobb è un ladro. Un ladro di cui le più grandi multinazionali del mondo si avvalgono per mettere in pratica il più moderno spionaggio industriale: rubare un'idea, una convinzione, una verità dai sogni delle persone. Fin qui tutto bene.
Saito, un'industriale giapponese, lo contatta per un lavoro ben più complesso e mai provato prima: inculcare nella mente di un certo Fisher Junior, suo più grande concorrente, l'idea di frammentare l'impero del padre morente. L'impresa di Cobb, supportato da un team di 5 professionisti, si svilupperà su 3 livelli onirici (e più) e verrà complicata, da una parte, dal mondo militarizzato di Fischer (il quale è stato istruito a difendersi da persone come Cobb) e, dall'altra, dalle proiezioni di colpa di Cobb sulla morte della moglie.

Cristopher Nolan ci ha abituati a trame complicate e profonde, dove il subconscio è la parte più razionale e istintiva dell'uomo. In Memento, la trama procede su due binari magistralmente alternati con un montaggio che farebbe venire i brividi anche al regista russo Sergei Eisenstein; in Insomnia il dramma accidentale dell' omicidio di un collega, porta il protagonista Al Pacino a tormentarsi in una insonnia artica dove il sole non tramonta mai; le due versione di Batman, Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro, sono splendide rivisitazioni sempre in chiave psicologica del fumetto originale. Inception continua il filone, ma è il più debole e vi spiego il perché.

Infatti, mentre negli altri film, la rivisitazione mentale del/i protagonista/i è lineare (mancanza di memoria breve, senso di colpa, solitudine) e circoscritta in un costrutto narrativo ben definito, in Inception vengono mischiati due piani filmici: da una parte il più affascinante problema di Cobb, divorato dal senso di colpa della morte della moglie che cerca di demonizzare attraverso un palazzo di ricordi dove vive quando sogna; dall'altro, la vera trama del film, ovvero il viaggio su tre livelli nel mondo onirico di Fischer, dove sparatorie e azione fanno da padroni. Se la prima parte è Nolan, la seconda è Hollywood.

Qual è il risultato? Un film che si fa guardare per più di due ore e mezza grazie agli effetti speciali e all' originalità del viaggio nei sogni condivisi, ma che si complica esponenzialmente (e inutilmente) nel mescolare storie diverse, spesso non logicamente compatibili. La vita di Cobb e la moglie nel sogno è originale e il senso di colpa del protagonista, che si materializza nei suoi sogni come un palazzo di ricordi, è d'impatto.
Dopo la proiezioni ci si domanda (e lo dico da vero fan di Nolan) se non fosse stato meglio concentrarsi su questa dimensione, interrogandosi sulla difficoltà nel gestire un senso di colpa così divorante, e sull'importanza dell'immaginario (o proiezioni) personali all'interno di un rapporto di coppia.

Del resto l'attesa di Inception era troppo alta. Il marketing del film lo ha portato ad incassare 60 milioni di dollari il primo week end; se confrontato con i film precedenti del regista, dove la media d'incasso superava a stento i 200 mila dollari, ci accorgiamo che il sogno di Fischer, pieno di sparatorie ed effetti speciali, vale molto di più che una semplice analisi del mondo onirico.

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Alessandro

4 commenti:

  1. Mi permetto di dissentire. Inception è l'apoteosi pienamente riuscita del contenuto e dello stile cinematografici di Nolan dai tempi di Memento, passando per The Prestige fino a The Dark Knight. La complessità strutturale dell'opera si interseca a mio avviso in modo equilibrato con la vicenda personale del protagonista. Nessuna sbavatura né stonatura nel gestire fino a quattro diverse dimensioni spazio-temporali scandendole col ritmo di un montaggio adrenalinico. Sarebbe un blockbuster per un pubblico un po' più pretenzioso di quello che parteggia per gli indigeni di Avatar? Beh, ci riesce fino in fondo proprio perché associa il pretesto dell'azione all'intimità di un personaggio sfaccettato e condannato dalla colpa. Cosa si pretende di più? Questo è cinema magico, sorretto da un'abilità narrativa esaltante come quella del vecchio Spielberg e pervaso di una profondità che Spielberg - tanto giustamente elogiato, ma talvolta sopravvalutato - non tocca mai negli action movies.
    Infine, tanto per instillare un pizzico di polemica: pieni voti e premi internazionali per lo sfacelo del cinema che è Somewhere e ci si preoccupa di mettere i puntini sulle i al miglior regista della sua generazione?

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  2. Un'ultima nota: la complessità strutturale parossistica, i piani che si confondono, l'ossessione per i labirinti... Se fosse tutto voluto? Non accenno a scene specifiche, non intendo rovinare lo spettacolo ad eventuali e futuri spettatori, ma prova ad interrogarti sul significato dell'ultimo fotogramma del film. Gettare scompiglio è lo scopo preciso del regista, in questo caso più che in altri. Tuttavia, Nolan lo fa senza perdere il senso generale e particolare; altri, come Lynch, quando non sanno dove andare a parare si nascondono dietro il confortevole mistero della fede: "sono un genio, se non capite cavoli vostri!"
    Perdona il fervore del mio tono, ma stimo Christopher Nolan tanto quanto desidererei un regista italiano che valga almeno la metà di lui.
    Penso che Inception sia il miglior candidato agli Oscar 2010. Faran vincere Somewhere magari, e sbaglierebbero di grosso.

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  3. Ciao Prophet Iasaiah,

    sono d'accordo con te, Nolan è un grande e nonostante questo film, rimane uno dei registi migliori della sua età. A parte "The prestige" che sinceramente non mi esalta, mi sento in dovere di dire che obiettivamente questo film non è assolutamente al livello dei quattro che ho citato.

    Il film è un chiaro blockbuster, dove i piani che ho descritto sono intrecciati ma profondamente diversi in termini di qualità e stile. Il primo, quello del sogno di Di Caprio con la moglie è valido così come anche l'analisi psicologica del senso di colpa declinato nel mondo onirico (e come ho detto, QUESTO è Nolan). Quanto alla missione, non ho riconosciuto uno che sia uno tratto distintivo del regista, ma solo richiami alla Hollywood casinara e che pone l'azione al centro del film per distrarre lo spettatore dalla povertà della trama (se a fine film si prova a raccontare la storia, la si può sintetizzare in due parole, ed è assurda!).
    Quanto al confronto con la Coppola, il suo cinema è completamente diverso, non paragonabile, ma di uguale spessore e validità.
    Lynch, mi spiace ma è su un altro livello. Non apro questo argomento perché ci vorrebbe un articolo intero !

    Grazie per i commenti comunque!

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  4. Grazie a te per la replica. Quel che ci tenevo a precisare è che pur avendo lineamenti da blockbuster, Inception va ben al di là delle aspettative, soddisfacendo tanto un pubblico colto ed esperto quanto uno meno interessato agli approfondimenti psicologici dei personaggi ed ai virtuosismi di regia.
    Conciliare esigenze diverse, per non dire antitetiche, in un pastiche di tale raffinatezza è da pochi. Detto ciò rispetto in toto la tua opinione.
    Qualche precisazione sugli altri riferimenti: il paragone con la figlia del beneamato Francis Ford era volutamente azzardato, volevo giusto richiamare l'attenzione dei lettori al piattume imbastito dalla gentildonna.
    Lynch è ben altra cosa, sono d'accordo. Un artista straordinario. Ma pure furbo. Dopo opere perturbanti, potentissime sul piano visivo, quali Strade perdute e Mulholland Drive eccolo sfornare un non-sense deliberato - ed equivoco, perché vedendolo è chiaro che ad un certo punto nessuno, regista attori e spettatori, sa più che pesci pigliare - come Inland Empire. Un prodotto furbescamente protetto dietro l'ermetismo tipico Lynchiano, che diventa in questo caso specifico il pretesto per giustificare un'accozzaglia di immagini insensata e soporifera.
    Beh, ho divagato anche troppo! Alla prossima recensione, ed ai prossimi film di Nolan e Lynch...

    Isaia.

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