giovedì 19 ottobre 2023

Io Capitano (In pillole #27)

Narrami, o Musa...


Raccontare il viaggio di due ragazzi dal Senegal all'Italia, attraverso una delle tante "rotte dei migranti", non è un esercizio semplice. Altissimo il rischio di scadere nella retorica da una parte, e nella pornografia della violenza dall'altra. Garrone sceglie una terza via che evita ambedue questi problemi - la via della fiaba e del racconto epico. Nel farlo, realizza un film vero e onirico al tempo stesso, con personaggi non meno "assurdi" di un ciclope o delle sirene che però sono tristemente reali.

Tra deserti, prigioni, mare, nemici crudeli e insperati dei ex machina, Garrone dimostra di non essere  interessato a fare un film di denuncia, ma a raccontare un'Odissea contemporanea in cui però non si torna a casa, ma se ne cerca una nuova. L'impatto emotivo non è forte quanto avrebbe potuto essere, anche a causa dell'evoluzione psicologica quasi assente dei protagonisti, veri e propri archetipi narrativi. 

Ai protagonisti, tuttavia, ci si affeziona fin da subito, anche grazie alla loro prova straordinaria (in particolare quella di Seydou Sarr), e si fa attivamente il tifo per loro mentre si muovono in scenari in cui assistiamo a tutta la solidarietà e tutta l'atrocità di cui è capace l'uomo, con immagini che brillano di orrore e lirismo. Il finale è un urlo di liberazione, anche se chi guarda sa bene che quel punto di arrivo è solo l'inizio di un altro viaggio appena meno terribile di quello appena concluso.

Io Capitano è fiaba, epica, racconto di formazione: non si fa leva sulle emozioni negative della denuncia, ma su quelle positive dell'empatia e del desiderio di vedere il sogno altrui realizzato. Nonostante qualche passaggio a vuoto, il film funziona e crea un'alleanza tra pubblico e personaggi, umanizzando persone su cui leggiamo solo sterili cronache, e mostrandone tutta l'umanità.

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Pier


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