Ci son più cose in cielo e in terra...
Nord Europa, X secolo d.C. Il re di un piccolo regno viene ucciso in un agguato ordito da suo fratello, che poi prende in sposa la cognata. Amleth, figlio del re morto, assiste al tradimento, e giura vendetta. Anni dopo, diventato un feroce guerriero, si convince che il destino gli stia dicendo che il momento tanto atteso è giunto. Parte così per la sua missione, con tre soli scopi: vendicare il padre, salvare la madre, uccidere lo zio.
Dopo l'horror allucinatorio di The Witch e quello psicologico/esistenziale di The Lighthouse, Eggers torna al cinema con il suo film più magniloquente ed epico, lontanissimo dalle ambientazioni intimiste e isolate dei suoi primi due lavori, eppure al tempo stesso loro logica continuazione. Come i precedenti, The Northman esplora le profondità dell'animo umano, la forza suggestiva della religione e della superstizione, i modelli di mascolinità tramandati e perpetuati dalla nostra società e dalla nostra cultura (il mito nordico alla base del racconto è anche la base dell'Amleto shakespeariano).
Questi elementi in The Northman si fondono a scatenare una furia irrefrenabile, un desiderio di vendetta che ha la sua origine solo nell'arroganza umana ma viene ammantato di una mistica che lo rende un destino inesorabile, un "fare la volontà degli dei" che lascia dietro di sé una scia di morte. La morte e il sangue sono onnipresenti, e gli dei del pantheon norreno ne sono ingordi: i loro rituali sono pantagruelici banchetti di carne e ossa, truculenti, sanguinolenti, condotti in un buio della ragione dall'enorme potenza suggestiva, in grado di trasformare irreversibilmente la visione del mondo di chi vi partecipa. Le visioni sono reali, gli dei ci parlano, ci aiutano, ci promettono un Valhalla fatto di Valchirie e di gloria eterna.
Eggers, però, dimostra anche qui la sua straordinaria capacità di giocare con le aspettative: con una singola, memorabile scena (affidata a Nicole Kidman, talmente perfetta che sembra trasfigurarsi) ribalta completamente il tavolo. Come Prospero ne La Tempesta, Eggers fa crollare tutti gli incantesimi, le superstizioni, gli orpelli eroico/epici di cui si sono fregiati fino a quel momento i personaggi, e in particolare il protagonista, e ci mostra la cruda realtà di una società dove vige la legge del più forte, dove la sopraffazione è legittimata da sacerdoti compiacenti e le persone, e in particolare le donne, sono oggetti, proprietà altrui da usare a proprio piacere. Il personaggio della Kidman vomita la verità con la veridicità di una Norma e la furia di una Valchiria, e da quel momento la realtà del protagonista non sarà più la stessa. L'epica si fa miseria, il mito si fa fantasia, il fato si fa delirio: Eggers esalta il folklore norreno e, nel farlo, ne mette spietatamente a nudo stesso la tossicità e la pretenziosità.
Ciò che differenza The Northman dai precedenti lavori di Eggers è l'azione: laddove i film precedenti avevano pochi, concentratissimi scoppi di energia all'interno di una staticità carica di tensione, qui i combattimenti, gli assalti, le imboscate abbondano, tra urla, sangue e torture granguignolesche. L'azione è tonitruante, inarrestabile, un fiume in piena che tutto travolge e tutto sconvolge. Anche i rituali, così scarni e raccolti nei film precedenti, qui diventano dei sabba furiosi e animaleschi, in cui uomo e natura diventano tutt'uno, indistinguibili come, forse, sono in realtà sempre, a dispetto della nostra supposta razionalità.
La fotografia del film è magistrale, con un uso splendido della luce naturale che alterna colori saturi a colori caldissimi, ardenti, un fuoco che arde dentro e fuori ai personaggi. I lunghi piani sequenza nelle scene di battaglia lasciano letteralmente a bocca aperta, impedendo allo spettatore di staccare lo sguardo e facendo fluire l'immagine come un fiume in piena, che spazza via tutto ciò che trova sul suo passaggio.
The Northman soffre di qualche calo di ritmo e, a tratti, si prende forse troppo sul serio. Tuttavia, è forse il primo film a meritare in pieno i bizzarri aggettivi che un noto critico italiano utilizzava per descrivere i film: magmatico, tellurico, ipnotico - anche se l'aggettivo migliore è, forse, viscerale. The Northman è un film che parla delle viscere della terra, delle energie irrefrenabili che vi scorrono, ma anche delle viscere dell'uomo, della pancia, delle emozioni primordiali e animali; delle viscere animali, in cui si legge il destino; e di quelle umane, che di questo "destino" sono le prime vittime, sparse a terra da una spada che si crede guidata dal Fato ma è solo guidata da un misero, piccolo uomo.
**** 1/2
Pier
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