sabato 8 febbraio 2014

A proposito di Davis

La splendida ballata di un perdente



Llewyn Davis è un musicista squattrinato che vive e lavora nel Greenwich Village, a New York. Pioniere del folk, sembra incapace di costruirsi una vita stabile, un po' per sfortuna, un po' per pigrizia e cialtroneria. Non ha una casa e dorme sul divano di chi lo può ospitare. Sempre a corto di soldi, tira a campare con qualche esibizione nei locali del quartiere e partecipando alla registrazione di corti di amici. Quando la sorte lo mette di fronte all'ennesima difficoltà, tuttavia, Llewyn dovrà fare i conti con se stesso e decidere cosa fare del suo destino.

Con A proposito di Davis, i Cohen tornano a raccontare il loro personale ciclo dei vinti, personaggi travolti dalla vita, barche contro corrente che vengono risospinti senza posa al punto di partenza, incapaci per sorte o incapacità di ribellarsi al proprio destino. Llewyn Davis è ispirato a un personaggio reale, Dave van Ronk, il "Sindaco di MacDougal Street", pioniere del folk venerato da Bob Dylan che non raggiunse mai la notorietà e la fama. Llewyn trascende però la sua ispirazione e diviene un archetipo, il simbolo di quei perdenti di talento che tanto affascinano cinema e letteratura.
L'eterno vagare da un divano all'altro di Manhattan, la perenne assenza di denaro, il rapporto conflittuale con le donne: tutti questi elementi fanno ormai parte della routine di Llewis, che non riesce a spezzarla nonostante il suo innegabile talento. A richiamarlo alla vita, in un'impresa che si rivela talmente disperata da diventare quasi donchisciottesca, dovrà arrivare un gatto rosso uscito direttamente da Colazione da Tiffany, la cui fuga lo costringerà a uscire dal suo guscio protettivo e a fare quello che non ha mai fatto: rischiare.

I Coen realizzano una ballata malinconica e struggente, una ring composition in cui l'uomo è allo stesso tempo artefice e vittima del proprio destino. Il talento di Llewis è solo pari alla sua abilità nello sprecarlo, eppure non possiamo non provare simpatia e affetto per un personaggio cui la vita sembra non voler riconoscere nemmeno il giusto compenso per le sue fatiche. Il film alterna passaggi esilaranti ad altri commoventi, in cui la musica di Llewis ti entra dentro, stringendoti in un abbraccio di note che ti fa comprendere tutta la sua insicurezza, la sua umana paura per la vita, il suo inespresso ma irresistibile bisogno di essere amato.

Gli attori regalano una prova perfetta per misura e capacità, a partire dal protagonista, Oscar Isaac, abile nel trasmettere emozioni e caratterizzare il suo personaggio più con le espressioni e la fisicità che con le parole. Accanto a lui, oltre a un John Goodman meraviglioso nella sua parte da caratterista e a un Justin Timberlake posato e fedele amico, si muove una Carey Mulligan mai così convincente, spogliata di quegli eccessi di smorfie e faccette che in altri film la rendevano poco tollerabile e sempre sopra le righe. La sua Jean è la voce della coscienza di Llewis, aspra ma allo stesso tempo indulgente, incapace di odiare fino in fondo quel simpatico cialtrone che si trascina per le vie del Village regalando al pubblico sprazzi del suo enorme talento.

La vera protagonista è però la musica, che sottolinea ogni momento chiave del film. Raramente una colonna sonora riesce a entrare così velocemente nel cuore dello spettatore, cullandolo mentre passeggia nel viale dei sogni infranti e delle promesse mai mantenute dei protagonisti. A questa si accompagna una fotografia fumosa e intensa, che restituisce appieno l'atmosfera di quegli anni turbolenti e decisivi per la storia della musica (siamo nel 1961).

Inside Llewyn Davis è un film che parla della vita con cinismo e dolcezza al tempo stesso, presentando un personaggio che, seppur sconfitto, non si dà per vinto e continua a fare ciò che sa fare meglio, intrappolato in un talento che sembra non volerlo lasciare andare. I Coen raccontano con maestria una storia toccante nella sua veridicità, in quello che, per me, è il miglior film dell'ultimo anno, una lunga ballata al termine della quale, mentre Llewyn conosce il suo destino, un giovane Bob Dylan intona le struggenti note di Farewell avvolto nell'ombra e nel fumo di un locale, salutando lo spettatore e, allo stesso tempo, la fine di un'epoca. Da non perdere

*****

Pier

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