martedì 3 gennaio 2012

Sherlock Holmes - Gioco di ombre

La tela del ragno



Europa, fine '800: continui attentati di matrice anarchica minano le già fragili relazioni tra gli stati, rendendo la possibilità di una guerra sempre più reale. La pace tra le potenze del continente è appesa a un filo, ed è quel filo che il prof. Moriarty cerca di tagliare. Matematico, campione di boxe, amico personale del primo ministro inglese, Moriarty tesse il suo piano come un ragno fa con la sua tela. Tutti i personaggi sono pedine sulla sua scacchiera, in una partita in cui c'è un solo avversario che lo possa fermare: Sherlock Holmes. Tra sparatorie, inseguimenti e misteri da risolvere Holmes, accompagnato come sempre dal fido Watson, cercherà di sventare il piano ordito da Moriarty, in un'avventura che lo catapulterà in ogni angolo d'Europa.

Devo confessarlo: appena uscito dalla sala, il nuovo film della saga di Holmes mi aveva lasciato un po' freddo. Certo, il divertimento e l'adrenalina non erano mancati, ma mi sembrava che Guy Ritchie avesse perso l'occasione di dare ulteriore spessore al personaggio che aveva così sapientemente saputo rilanciare con il film precedente. Storia avvincente ma superficiale, personaggi principali non molto diversi dal film precedente.
Ripensandoci, tuttavia, mi sono reso conto di aver appena visto un film difficile da trovare quanto una mosca bianca: un blockbuster di qualità. Il gusto per l'azione di Ritchie, unito al suo innegabile istinto per i dialoghi e per le scene al limite dell'assurdo, si sposano alla perfezione con un action movie che si distingue per la perfezione della fotografia e, soprattutto, del montaggio.

La scene al replay, per quanto già viste, sono comunque un capolavoro di tecnica e, se si esclude la caduta di stile "telepatica" in stile Dragonball del finale, sono tra i punti migliori del film. La sequenza nel bosco è forte, sporca ed esasperata, una delle vette più atte raggiunte dal cinema d'azione, con immagini di rara nitidezza ed espressività.
L'altro punto di forza del film è ovviamente la recitazione, con un Downey Jr. irresistibile nel suo ruolo di geniale cialtrone, e un Jude Law che nel ruolo di Watson offre un'altra prova convincente, forse una delle migliori della sua carriera.
Tutto questo contribuisce a far dimenticare una trama un po' sborracciata, in cui c'è poco del genio deduttivo del personaggio di Conan Doyle e della sua fine capacità di analisi. Guy Ritchie confeziona invece un racconto che ricorda più i romanzi di avventura di fine '800, ricco di duelli, fughe rocambolesche e divertimento.

Il giocattolo di Sherlock Holmes, dunque, funziona a dispetto dei difetti, e anzi forse anche grazie ad essi, e offre due ore di avventura, emozioni e divertimento di qualità allo spettatore, a patto che si dimentichi di pipa e mantellina e sia disposto a farsi trascinare dall'esilarante Holmes creato dal regista inglese.

***1/2

Pier

Nessun commento:

Posta un commento