Presente, passato e futuro
Teza non è un semplice film: è il diario di un paese, il racconto della sua storia, delle sue sofferenze, dei suoi sogni. Attraverso un complesso intreccio di immagine del passato e del presente, racconta la vita di Anberber, etiope fuggito giovane dalla madrepatria per ritornarvi solo molti anni più tardi, dopo essere diventato un medico in Germania.
Quello che trova tornando a casa è un paese immutato e immutabile, che frena ben presto i suoi desideri di cambiamento, che finiscono per sostanziarsi in sogni e magici rituali, in cui il protagonista perviene ben presto a una crudele e totale disillusione: il potere è solo passato di mano, restano la corruzione e la prepotenza di chi lo detiene.
Il volto di Anderber diventa quello dell'Etiopia intera, che vive in una sorta di limbo tra il passato, fatto di tradizioni tribali e magia, e il futuro, sempre più moderno e tecnologico e quindi sempre più irrangiungibile. Quello che resta è un presente malinconico, dove tutto sembra essere già successo e tutto deve ancora succedere.
Gerima torna a parlare della storia del suo paese, e lo fa con uno sguardo molto più critico e disincantato rispetto al passato: le ideologie sono state abbattute e calpestate, e proprio da quelli che le avrebbero dovute difendere
Il film è pregevole e molto interessante, con alcuni momenti di grande cinema. La fotografia è splendida, e il ritratto dell'Africa post-coloniale è vivido e realistico.
La lunghezza è però eccessiva, e alcuni passaggi sono ripetitivi e retorici.
La pellicola di Gerima è una sorta di poema epico popolare, con tutti i suoi difetti e i suoi pregi, e ritrae con fulgido realismo l'anima di una nazione stanca e martoriata.
***1/2
Pier
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