lunedì 5 giugno 2023

Spider-Man - Across the Spider-Verse

Creare una nuova realtà


Miles Morales continua a essere Spider-Man, ma si sente solo. I suoi amici, e in particolare Gwen, sono tornati nelle rispettive dimensioni, e lui non ha nessuno con chi parlare dei suoi problemi e delle sue avventure. In particolare, la comunicazione con i genitori, affettuosi e iperprotettivi, è molto difficoltosa. Un giorno, però, Gwen ricompare nella sua camera, e gli rivela l'esistenza della Spider Society - un gruppo capitanato da Miguel O'Hara che unisce gli Spider-Man di diverse dimensioni per fermare le minacce al Multiverso.

Cinque anni fa, Spider-Man - Un nuovo universo era piombato sul mondo del cinema come un meteorite, sconvolgendo antiche certezze e marcando in modo indelebile una nuova fase dell'animazione cinematografica: c'è un prima e un dopo Spider-Man - Un nuovo universo, uno dei migliori film del decennio scorso, una vera e propria opera d'arte che aveva aperto possibilità fino a quel momento solo sognate in termini di tecniche di animazione e di racconto per immagini.

Venire dopo un film tanto rivoluzionario farebbe tremare i polsi a chiunque, a maggior ragione se i registi sono al loro primo film, come in questo caso. Eppure. Eppure Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson non tremano affatto, e anzi: guardano negli occhi il primo capitolo e alzano ulteriormente l'asticella, a qualunque livello - visivo, narrativo, musicale. Partiamo dall'ultimo: la colonna sonora, curata da Metro Boomin, è già iconica, con sonorità hip hop e rap a tinte dark che ben accompagnano un film che non ha paura di affrontare tematiche più adulte e adottare toni più oscuri rispetto al primo capitolo, in linea con le grandi saghe degli anni 70-80, da Guerre Stellari a Indiana Jones.

Il che ci porta alle innovazioni narrative: Across the Spider-Verse è un film che parla di crescita, ma soprattutto di autodeterminazione. Parla di ragazzi che cercano di diventare adulti, e di adulti che vorrebbero vederli ancora come ragazzi, ma non si ferma allo scontro generazionale: scava più in profondità, senza temere escursioni meta-testuali, e si interroga sul desiderio di scrivere il proprio destino e la propria storia, di allontanarsi da cliché predeterminati per lanciarsi in direzioni inesplorate. È un film ipercinetico e, al tempo stesso, intimista, in cui le fughe da se stessi sono sia reali che metaforiche, e la ricerca di un proprio posto nel mondo rompe i confini del tempo e dello spazio. 

Arte in movimento

Gwen e Miles vivono situazioni simili e opposte, ma sono accomunati da un desiderio bruciante di poter essere se stessi alle proprie condizioni. Il loro è un urlo di libertà non solo generazionale, ma anche sociale, volto a sovvertire strutture e gerarchie che loro non hanno creato e con cui non vogliono avere a che fare. Non è un caso che il villain sia un uomo senza volto, qualcuno che la sua identità l'ha persa ed è guidato nelle sue malefatte da un disperato desiderio di riaffermazione, di non essere solo "un altro cattivo": la Macchia è lo specchio distorto dei desideri di Gwen e Miles, l'autoaffermazione che si fa negazione dell'altro, e che dà vita ai fantasmi apocalittici evocati da Miguel O'Hara. Non è un caso nemmeno che la new entry più dirompente di questo sequel sia Spider-Punk, personaggio che fa della sovversione la sua cifra sia comportamentale che grafica.

Proprio Spider-Punk incarna alla perfezione l'approccio che Dos Santos, Powers e Thompson hanno avuto all'animazione di questo film: un'animazione che abbandona ogni pretesa di realismo e si fa vera e propria opera d'arte, capace di ibridare pop art, fumetto, computer grafica, animazione tradizionale, cinema live action, stop motion, acquarello, e chi più ne ha, più ne metta. Gli sfondi e le ambientazioni sono colorate secondo logiche espressioniste, che riflettono l'umore e le emozioni dei protaginisti anziché il loro reale aspetto. 

Espressionismo

Il risultato sembra un enorme e ipercinetico esperimento di videoarte con uno dei personaggi più iconici della cultura pop, un'opera degna di Andy Warhol per potenza simbolica ed espressiva. Lo spettatore si trova catapultato in una tavolozza di colori, un caleidoscopio inventivo che contiene in un singolo frame più idee e creatività di quella che si trova in interi film, rendendo quasi obbligatoria una seconda visione per poter pienamente assaporare la profondità e la ricchezza di quanto appena visto. La maestria dei registi sta nella capacità di intrattenere anche all'interno di una cornice dichiaratamente artistica, tirando un violento schiaffo a chi sostiene che arte e divertimento non possano incrociarsi.


Across the Spider-Verse è, come il suo predecessore, un capolavoro. Esito a dire che supera l'originale solo perché senza l'originale questo non esisterebbe. Viene comunque da dirlo perché non si può che essere ammirati da un sequel che non solo non si accontenta di riprodurre la stessa formula, ma si butta in nuove direzioni artistiche, segnando un ulteriore punto di non ritorno per l'animazione, liberandola forse per sempre da vincoli di veridicità che provengono dal cinema dal vivo per catapultarla in un nuovo universo di libertà artistica e creatività, in cui ognuno può trovare la propria voce. Non perdetelo.

*****

Pier

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