Nuove occasioni
Dopo che Mysterio ha svelato a tutto il mondo la sua identità segreta, Peter Parker/Spider-Man vive una vita impossibile, tra media che lo seguono di continuo, indagini federali, e le continue attenzione del pubblico, diviso tra chi lo ammira e chi lo considera un assassino. Quando si rende conto dell'impatto che la situazione sta avendo su MJ, Ned e zia May, Peter pensa di rivolgersi al Dottor Strange, sperando possa risolvere la questione con la sua magia.
Spider-Man: No Way Home è un film che, finalmente, sorprende, uscendo dal seminato dei film Marvel per provare qualcosa di diverso e ambizioso. Certo, la mutazione non è totale, e rimangono comunque elementi "già visti" o comunque prevedibili per chi conosce il MCU: ma è impossibile non notare la maggiore maturità narrativa di questo nuovo capitolo della saga di Spider-Man.
Fin dall'ultima inquadratura di Far From Home era chiaro che per Peter Parker i giorni della spensieratezza, già messi a dura prova dalla morte del suo mentore Tony Stark, erano definitivamente finiti. Tutti conoscevano la sua identità, ora, e la sua vita privata non sarebbe più stata tale. L'impatto sulle vite dei suoi amici era prevedibile per lo spettatore, mentre il personaggio, nella sua giovanile ingenuità, lo aveva forse sottostimato.
No Way Home compie un altro, enorme passo nel percorso del giovane Peter Parker verso quelle che sono le sue caratteristiche distintive nel fumetto: una grande ironia e parlantina sciolta, certo, ma anche un senso del dovere iper sviluppato, il desiderio di salvare sempre tutto e tutti, un'abnegazione totale verso gli altri che, spesso, sfocia in autonegazione, nell'impossibilità autoimposta di bilanciare le sue vite parallele. Peter Parker, insomma, diventa davvero Spider-Man, ed è impossibile non guardarsi indietro e riconoscere (con un pizzico di ammirazione) la pazienza certosina avuta dalla Marvel nello sviluppare il proprio protagonista: la Home trilogy è, di fatto, una origin story espansa, un'esplorazione della crescita psicologica ed emotiva di un personaggio che da sempre spicca per complessità di motivazioni e dilemmi. Feige e Watts hanno tessuto una tela complessa, rivelandone a poco a poco i dettagli per poi tirarne le fila in questo film ricco di emozioni e colpi di scena.
Watts riesce a mantenere in equilibrio il nuovo tono, più maturo e riflessivo, con quello scanzonato dei primi due, e lo fa amalgamando con sapienza i vari ingredienti: una sceneggiatura che prosegue "a strappi", accelerando quando deve ma prendendosi i suoi tempi quando serve, accompagnata da una fotografia ipercinetica ma anche capace di soffermarsi su volti, ferite, emozioni; dei personaggi sfaccettati, complessi, onnipotenti ma fragili al tempo stesso; e delle interpretazioni convincenti e stratificate, con Tom Holland che si dimostra all'altezza delle grandi responsabilità che derivano dal suo ruolo, interpretando con efficacia anche quegli aspetti del suo personaggio che finora non erano ancora emersi. Accanto a lui spiccano un'ottima Zendaya, più convincente che in Far From Home, e il Dottor Strange di Benedict Cumberbatch, mentore riottoso, perennemente in sospeso tra arroganza e insicurezza.
L'unica nota stonata sono dei momenti quasi meta-cinematografici, delle parentesi narrative, spesso consistenti in lunghi dialoghi tra i protagonisti, che sembrano più riflessioni/risposte ai fan che elementi effettivamente utili ad avanzare la trama. Per fortuna sono limitati, e la portata emotiva della trama li fa dimenticare in fretta: tuttavia, rallentano e diluiscono un film che sarebbe stato ancora più incisivo con una durata inferiore; la loro presenza stupisce ancora di più vista la grazia e la delicatezza narrativa con cui vengono invece inseriti altri elementi destinati a compiacere i fan.
Spider-Man: No Way Home punta tutto sull'approfondimento dei personaggi e sulla ricchezza emotiva anziché su facili gag, computer grafica e una struttura narrativa di comprovata efficacia ma, alla lunga, ripetitiva. La scelta è vincente, e dà vita a una storia che intrattiene ed emoziona, parlando alla pancia, ma anche al cervello e al cuore, mettendoci di fronte a scelte difficili e svelando quanto, dietro costumi colorati e ipertecnologici, sia difficile e lacerante il percorso di un (super)eroe.
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Pier
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