mercoledì 8 dicembre 2021

Encanto

La favola dei talenti


Mirabel Madrigal vive in una famiglia speciale: grazie a una misteriosa candela magica che ha soccorso la nonna nel momento del bisogno, tutti i suoi membri hanno un dono, un potere eccezionale. Tutti, tranne Mirabel. La ragazza cerca di rendersi utile ma, spesso, finisce per essere d'intralcio - fino a quando, un giorno, la casa (ovviamente magica) dove abitano comincia a mostrare delle inquietanti crepe e la candela rischia di spegnersi. Sarà proprio Mirabel a indagare e a scoprire i molteplici segreti della sua famiglia e della sua storia familiare. Ma sarà sufficiente a salvare tutto ciò che ha di più caro?

Che cos'è un talento? Un'abilità, certo: ma deve anche essere una vocazione - magari l'unica? E quando può diventare una trappola? Queste le domande dal sapore quasi biblico che si pone Encanto, il nuovo classico animato Disney: una favola indirizzata primariamente ai bambini ma con un afflato esistenzialista che parla agli spettatori adulti, spingendoli a interrogarsi sulle loro molteplici identità (lavorativa e personale, pubblica e privata) e su che ruolo giochino nel definire chi sono veramente.

Mirabel è diversa, senza poteri speciali ma, proprio per questo, più libera, portatrice di uno sguardo diverso, della possibilità di decidere chi vuole essere anziché essere costretta in un ruolo che il destino ha scelto per lei. In tal senso è una "donna rinascimentale", poliedrica laddove gli altri membri della sua famiglia sono (sembrano) uniformi, generalista laddove gli altri sono specialisti. Ciò che la accomuna ai suoi cari è la paura - nel suo caso, una certezza - di deludere Abuela Alma. Sarà proprio la sua scoperta della fragilità altrui a farle comprendere la sua missione - la sua vocazione.

Il percorso di Mirabel è costruito con grande maestria, come un giallo, con continue scoperte che diventano pezzi di un puzzle complesso e variegato che solo alla fine, come Sherlock Holmes, rivelerà il colpevole. Il ritmo è in generale elevato, ma il film riesce a concedersi anche dei momenti di riflessione e contemplazione, che contribuiscono ad arricchirne la portata emotiva. 

Il comparto visivo è abbacinante, splendido nella sua complessità, varietà, ricchezza: la stanza di ognuno dei protagonisti è un ecosistema a sé, un'esplosione di creatività che colpisce e fa volare la fantasia. La casa è, di fatto, un personaggio, in grado di muoversi, ascoltare, influenzare gli eventi. La sua animazione è costruita come quella di uno strumento musicale, permettendole quindi di dialogare con i protagonisti e di rifletterne le emozioni. Anche i personaggi sono costruiti alla perfezione, con aspetto e caratteri distintivi che permettono loro di brillare anche all'interno di un cast mai così corale (oltre a Mirabel ci sono di fatto undici co-protagonisti).

Un comparto, tuttavia, brilla ancora di più di quello visivo: quello musicale. Le canzoni scritte e composte da Lil-Manuel Miranda (al suo secondo lavoro disneyano dopo il già splendido Oceania) sono dei piccoli capolavori che riescono allo stesso tempo a perpetuare la tradizione disneyana e a esibire l'innovativa commistione di generi tipica del lavoro di Miranda: ecco quindi la classica happy village song (La famiglia Madrigal) e "la canzone del desiderio" (Un miracolo), ma anche l'irresistibile ritmo di tango di Non si nomina Bruno, la commovente Oroguitas innamoratele sonorità pop di La pressione sale e il rap "hamiltoniano" che fa capolino in Tutti voi

Encanto è un film che fa sognare, ridere, e riflettere, con un bel messaggio sull'accettazione di sé e degli altri accompagnato da una colonna sonora meravigliosa e portato in vita da un'animazione coloratissima e sorprendente. A volte la coesione narrativa viene un po' sacrificata, creando dei cali di tensione che anestetizzano per qualche momento la portata emotiva, ma il film si riprende sempre, creando un meraviglioso mosaico di caratteri, colori, e suoni diversi, eppure perfettamente complementari e necessari l'uno all'altro: come una famiglia.

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Pier

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