sabato 17 novembre 2018

Widows - Eredità criminale

Film di genere e film d'autore


Veronica Rawlins rimane vedova del marito Harry quando questi rimane ucciso in un'esplosione durante una rapina perpetrata ai danni del gangster Jamal Manning, che sta cercando di entrare in politica. I soldi rubati finiscono bruciati nell'incendio che segue l'esplosione, ma Manning non ci sta, e intima a Veronica di rimborsarlo entro due mesi. La donna, messa spalle al muro, troverà una soluzione nel quaderno degli appunti lasciatole dal marito, su cui è riportato il dettagliato piano per un colpo da 5 milioni di dollari.

Che cos’è un grande regista? Troppo spesso si tende a pensare che un grande regista debba essere un visionario, qualcuno che gira film con una forte impronta visiva e una narrazione non necessariamente lineare; qualcuno, in sintesi, che corrisponda allo stereotipo dell’ “autore” reso celebre da cinefili asfittici come il Guidobaldo Maria Riccardelli di Fantozzi.

Di grandi registi di questo tipo se ne contano pochissimi (David Lynch, per dirne uno), ma purtroppo si contano moltissimi, pallidi tentativi di imitazione, che si cimentano nella realizzazione di polpettoni orchitogeni nel nome di una supposta “arte”. A tutti questi autori d’accatto andrebbe imposta la visione ripetuta e continuata di Widows – possibilmente in ginocchio sui ceci, come da suggestione fantozziana. Steve McQueen realizza infatti un film che fa vedere cosa voglia dire essere un grande regista, ovvero realizzare una storia efficace, potente e coinvolgente in cui tutto – immagini, musica, dialoghi, interpretazione – converge in modo armonico verso la comunicazione delle sensazioni, emozioni e messaggi che il regista vuole veicolare.

Un grande regista è in grado di esprimersi al meglio anche con un film “di genere”, e McQueen mette la sua autorialità al servizio di un heist movie classico solo nella struttura narrativa, ma che si arricchisce di molteplici livelli di lettura, sottotrame, e soprattutto di personaggi caratterizzati alla perfezione, mossi da motivazioni solide e ben costruite. Nella storia di Veronica Rawlins e delle sue socie troviamo quindi l’adrenalina tipica del genere, ma anche la povertà dei ghetti delle grandi metropoli, la violenza della polizia contro le comunità afroamericane, ma soprattutto la questione dell’emancipazione femminile, con le donne che si prendono il centro della scena.

“Nessuno pensa che siamo in grado di farlo”, dice la Rowlins in un momento chiave , e proprio su questa aspettativa gioca Steve McQueen fin dall’inizio del film, con una sequenza mozzafiato in cui i protagonisti sembrano gli uomini, mentre le donne sono relegate alla sfera domestica. Il ribaltamento dei ruoli che segnerà il film non è solo un colpo di scena, ma è l’asse portante della narrazione, che mette al centro personaggi femminili realistici, ben costruiti, e interpretati alla perfezione da un cast in stato di grazia assoluta. Le protagoniste brillano di luce propria, ma tra loro spiccano la fenomenale Viola Davis, che con un’espressione dice ciò che ore e ore di dialogo non potrebbero dire, ed Elizabeth Debicki, perfetta nel ritrarre l’evoluzione del suo personaggio da fragile e imbelle oggetto di desiderio a donna decisa a non farsi mai più mettere i piedi in testa. Tra gli uomini spicca lo spietato sicario interpretato da Daniel Kaluuya, alle prese con un personaggio diversissimo da quello che interpretava in Get Out!, un villain da manuale nella sua totale mancanza di pietà ed empatia.

McQueen gira un film corale, caratterizzato da un ritmo sincopato. Il montaggio alterna scene brevi e incisive, che ci fanno immergere nella vita quotidiana dei vari protagonisti, a piani sequenza ansiogeni per le scene di violenza e tensione, creando un crescendo visivo ed emotivo che culmina nella scena della rapina, perfetta sotto ogni punto di vista, e trova la sua perfetta conclusione nel dialogo finale. Ogni elemento si incastra alla perfezione grazie alla mano solida di McQueen: ogni virtuosismo di macchina ha uno scopo, ogni scelta “autoriale” un suo significato ben preciso, volto a massimizzare la portata emotiva di ogni momento del film. Il regista sembra aver imparato alla perfezione la lezione di grandi registi come Ford, Hitchcock, e soprattutto Kubrick, in grado di girare film "di genere" senza per questo rinunciare alla loro impronta autoriale, e anzi rendendola ancora più evidente.

Widows è un film pressoché perfetto, in cui gli amanti del cinema d’autore potranno apprezzare la perfezione di alcune inquadrature e di alcune sequenze, e gli amanti del thriller potranno godersi un film che non lascia un attimo di tregua, trascinando lo spettatore in un vortice di violenza, commozione e colpi di scena che rimarranno impressi nella memoria.
In poche parole, Widows è il film di un grande regista, qui forse alla sua miglior prova di sempre: non perdetelo.

*****

Pier

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