giovedì 21 giugno 2018

Solo: A Star Wars Story

I have a very average feeling about this





Han è un giovane schiavo che sogna di diventare un pilota. Riesce a fuggire dal suo pianeta unendosi all'esercito imperiale, ma scopre ben presto che la disciplina della vita militare non fa al caso suo. Decide quindi di unirsi a un gruppo di avventurieri, ingaggiato da un misterioso criminale per compiere la rapina del secolo. La missione catapulterà Han in un nuovo mondo, dove si farà nuovi amici (e nemici) e ritroverà a sorpresa vecchie conoscenze.

Solo è una classica storia di formazione, di cui presenta tutti gli stilemi: l'infanzia difficile, il sogno di riscatto, il duro scontro con la realtà, l'incontro con un mentore riluttante e non esattamente edificante, la realizzazione sul proprio posto nel mondo. Tutti questi elementi costituiscono il pane quotidiano di  Ron Howard, che infatti li confeziona con efficienza ed efficacia, da grande artigiano del cinema, realizzando un film con un buon ritmo e che non annoia mai, e che ha il pregio di portarci nei bassifondi della galassia lontana lontana, ancora di più di quanto avesse fatto Rogue One. I fan della prima ora apprezzeranno anche le tante spiegazioni (a volte persino troppe) e citazioni (soprattutto quella finale, una vera sorpresa), che riannodano i fili tra il film e il resto della saga.

La storia di formazione si intreccia con gli stilemi tipici degli heist movie, e ha le sue scene migliori proprio nel tentativo di rapina al treno, adrenaliniche e spettacolari, e nei momenti in cui Han esibisce la sua faccia truffaldina, dandoci qualche sprazzo di una delle caratteristiche centrali del personaggio conosciuto nella trilogia classica. Alden Ehrenreich è convincente nella parte, e ritrare un Han più ingenuo di quello che conosciamo, ma nel quale è possibile intravedere in nuce l'Han che incontreremo a Mos Eisley. Il fatto che Ehrenreich non abbia il carisma di Ford finisce quindi per essere un bene, e per conferire credibilità all'operazione di costruzione del personaggio. Accanto ad Ehrenreich spicca Woody Harrelson, perfetto nel ruolo del mentore usurato dalla vita, e Donald Glover che, seppur meno brillante che in altre occasioni, conferisce un fascino irresistibile al suo Lando. Delude invece Emilia Clarke, che sembra incapace di esibire un numero di espressioni facciali superiore a due.

Il difetto principale del film è che non propone nulla di nuovo. Uno dei pregi della saga di Guerre Stellari è quello di aver sempre provato a fare qualcosa di nuovo: pur con risultati alterni, i vari film hanno sempre cercato di espandere i confini della galassia lontana lontana, o di esplorare nuove strade narrative per raccontare la saga degli Skywalker e dei Jedi. Solo preferisce battere vie conosciute anziché sperimentarne di nuove, e finisce quindi per essere un film godibile ma senz'anima, destinato a essere dimenticato entro poco tempo. Per quanto il risultato ottenuto sia senza dubbio migliore di quello di alcuni episodi meno riusciti della saga, la mancanza di coraggio dimostrata resta una piccola delusione, che limita la capacità del film di restare nel cuore dello spettatore.
Un peccato, perché il personaggio di Han aveva tutte le carte in regola per farci sperare in qualcosa di più.

***

Pier

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