Appena uscito di prigione, l'ex hacker Scott Lang si trova costretto ad accettare un colpo da scassinatore per avere i soldi necessari a mantenere la figlia. Penetra così dentro una villa protetta da allarmi ipertecnologici ma, una volta arrivato nella cassaforte, non trova denaro ma una strana tuta. Viene catturato, e finisce in prigione. Il proprietario della villa, lo scienziato Hank Pym gli fa visita e gli rivela che si tratta di una tita miniaturizzante, che lo trasforma in un soldato in miniatura. Gli fa anche un'offerta: indossare la tuta e diventare Ant-Man per sventare un grande pericolo per l'umanità, o rimanere in prigione. A Lang non resta che accettare.
Diciamoci la verità: di tutti i film basati sui supereroi di casa Marvel, Ant-Man era forse tra i meno attesi, un po' per la ridotta popolarità del personaggio, un po' per il fatto che il film fosse dichiaratamente scollegato (in realtà nemmeno poi troppo) dall' Avengers Universe. Aggiungeteci il fatto che Paul Rudd non è esattamente una superstar, ed ecco il motivo per le basse aspettative.
Eppure, come già successo con i Guardiani della Galassia (e, volendo, anche con il primo Iron Man), la Marvel dimostra ancora una volta maggiore creatività quando deve gestire personaggi meno iconici, concedendosi delle libertà a livello narrativo e stilistico che non riesce invece a concedersi con personaggi più affermati.
Ant-Man è quindi un film godibilissimo, con un giusto mix di humour e azione e un tasso di autoironia sul genere superoistico davvero apprezzabile. Non è il classico supereroe in grado di sconfiggere nemici imbattibili, ma un ladruncolo che si trova costretto a prendere parte a una missione che sembra più un regolamento di conti privato che l'ennesimo tentativo di salvare il mondo (anche se, in fondo, lo è). La storia scorre veloce e con ritmo, aiutata da personaggi secondari molto ben riusciti, tecniche narrative inusuali per un film del genere (il racconto con uso del punto di vista, la continua alternanza tra mondo micro e macro), una regia solida e visivamente stimolante, e attori bravi a mantenere la recitazione sul piano di un sano realismo senza eccessi né sbruffonaggini eccessive. Paul Rudd è un Ant-Man realistico e credibile, un supereroe con problemi da persona comune, ma non per questo meno importanti e pressanti. Accanto a lui, Michael Douglas interpreta alla perfezione Hank Pym, uno scienziato schivo e riservato, l'esatta antitesi di Tony Stark e di suo padre, con i quali ha infatti un passato non esattamente idilliaco.
Tra spiegazioni scientifiche ed esilaranti transizioni tra le titaniche lotte del mondo miniaturizzato e le loro conseguenze nel mondo a grandezza naturale, Ant-Man regala due ore di divertimento di buona qualità, dimostrando che si può realizzare un buon film di supereroi anche con una trama semplice e focalizzata sui rapporti umani, senza cattivi con fenomenali poteri cosmici e piani estremamente complessi. In sintesi, una piacevole sorpresa.
*** 1/2
Pier
Diciamoci la verità: di tutti i film basati sui supereroi di casa Marvel, Ant-Man era forse tra i meno attesi, un po' per la ridotta popolarità del personaggio, un po' per il fatto che il film fosse dichiaratamente scollegato (in realtà nemmeno poi troppo) dall' Avengers Universe. Aggiungeteci il fatto che Paul Rudd non è esattamente una superstar, ed ecco il motivo per le basse aspettative.
Eppure, come già successo con i Guardiani della Galassia (e, volendo, anche con il primo Iron Man), la Marvel dimostra ancora una volta maggiore creatività quando deve gestire personaggi meno iconici, concedendosi delle libertà a livello narrativo e stilistico che non riesce invece a concedersi con personaggi più affermati.
Ant-Man è quindi un film godibilissimo, con un giusto mix di humour e azione e un tasso di autoironia sul genere superoistico davvero apprezzabile. Non è il classico supereroe in grado di sconfiggere nemici imbattibili, ma un ladruncolo che si trova costretto a prendere parte a una missione che sembra più un regolamento di conti privato che l'ennesimo tentativo di salvare il mondo (anche se, in fondo, lo è). La storia scorre veloce e con ritmo, aiutata da personaggi secondari molto ben riusciti, tecniche narrative inusuali per un film del genere (il racconto con uso del punto di vista, la continua alternanza tra mondo micro e macro), una regia solida e visivamente stimolante, e attori bravi a mantenere la recitazione sul piano di un sano realismo senza eccessi né sbruffonaggini eccessive. Paul Rudd è un Ant-Man realistico e credibile, un supereroe con problemi da persona comune, ma non per questo meno importanti e pressanti. Accanto a lui, Michael Douglas interpreta alla perfezione Hank Pym, uno scienziato schivo e riservato, l'esatta antitesi di Tony Stark e di suo padre, con i quali ha infatti un passato non esattamente idilliaco.
Tra spiegazioni scientifiche ed esilaranti transizioni tra le titaniche lotte del mondo miniaturizzato e le loro conseguenze nel mondo a grandezza naturale, Ant-Man regala due ore di divertimento di buona qualità, dimostrando che si può realizzare un buon film di supereroi anche con una trama semplice e focalizzata sui rapporti umani, senza cattivi con fenomenali poteri cosmici e piani estremamente complessi. In sintesi, una piacevole sorpresa.
*** 1/2
Pier
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