domenica 8 marzo 2015

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

L'assurda arte della vita



Due venditori di scherzi dall'aria depressa vagano per la città cercando di vendere i loro prodotti. Il loro peregrinare ci accompagna attraverso luoghi, personaggi ed eventi tra il drammatico, il comico e il grottesco, 39 quadri che, nella loro eterogeneità, rappresentano la tragica ironia della vita.

Capolavoro: non esiste altra parola per descrivere il film con cui Roy Andersson, regista svedese dal grande talento ma quasi sconosciuto al grande pubblico, si è aggiudicato il Leone d'Oro a Venezia 2014. Come altro potrebbe essere definito un film che diverte e commuove, che unisce l'ironia sottile dei Monty Python all'assurda normalità di Kaurismaki, una fotografia che richiama le opere di Bruegel il Vecchio e Hopper a personaggi che ricordano la stanca, malinconica comicità di Stanlio e Ollio e Buster Keaton.

Il film di Andersson racconta la vita nel suo insieme, senza aver paura di indugiare in momenti assurdi e apparentemente senza senso, in cui sembra che non accada nulla mentre si sta consumando il più intenso dei drammi, la sostanza stessa della nostra esistenza, il lento trascinarsi della normalità. Il regista gestisce il tempo scenico attraverso 39 piani sequenza, inquadrature fisse realizzate con la maestria di un quadro, con una fotografia splendida che strania e coinvolge al tempo stesso. All'interno di questi quadri si muovono i due protagonisti, novelli Don Chisciotte e Sancho Pancha, venditori porta a porta di risate in una società che ha disimparato a ridere, e che trova la comicità solo nei momenti più drammatici, come la morte (i primi 15 minuti del film, in cui assistiamo a una carrellata di morti assurde, sono esilaranti e tragici al tempo stesso). Intorno a loro si muovono personaggi che rappresentano i diversi aspetti della commedia umana: eserciti che si fermano per una birra e tornano sconfitti, ostesse zoppe con la passione per il canto, schiavisti che azionano marchingegni improbabili, scienziati dal dubbio rigore e dell'ancor più dubbia serietà.

Andersson si muove con leggerezza attraverso i suoi quadri, guardando il mondo con uno sguardo freddo e divertito, come un entomologo che osserva delle formiche dibattersi, lavorare, amare, inseguirsi, lasciarsi, ridere, soffrire, in un guazzabuglio di sentimenti e situazioni che rappresenta in modo terribilmente realistico questo scherzo continuo che chiamiamo vita. Un film artistico e ironico, tragico come solo la vera satira sa essere: un film da non perdere.

*****

Pier

Nessun commento:

Posta un commento