lunedì 3 giugno 2024

Furiosa - A Mad Max Saga

Dall'ira funesta al multiforme ingegno


Da qualche parte nel deserto postatomico c'è un luogo verde. Una bambina viene strappata da questo piccolo Eden, e trascinata nelle Terre Desolate dagli uomini di Dementus, un signore della guerra dal fare teatrale dotato di quella crudeltà che deriva dal nichilismo. La bambina inizia così una lotta pluriennale per tornare a casa. Il suo nome: Furiosa.

Sono passati nove anni dall'uscita di Mad Max: Fury Road, eppure sembrano passati pochi mesi, tanto forte è stata la presa di quel film sull'immaginario collettivo. Miller tornava a girare un film della saga che lo aveva reso famoso con un film di puro Cinema, fatto di immagini  che raccontavano una storia senza bisogno delle parole: il sogno di Alfred Hitchcock, ma traslato in un futuro postapocalittico steampunk dai colori ipersaturati (ma anche la versione in bianco e nero era memorabile) e dal ritmo ipercinetico, un inno al movimento che avrebbe fatto la gioia dei futuristi. Il cinema d'autore che incontra il genere, lo stravolge, e ne ridefinisce canoni e immaginario, creando un'epica.

Ma di che epica parliamo? Miller con Mad Max: Fury Road realizzava la sua personale Iliade, la storia di una battaglia furiosa che si svolgeva sulla strada anziché intorno alle mura di una città. Fury Road raccontava una storia fatta di urla, strepidi, grida, ire funeste, e ratti di fanciulle; una storia fatta di sangue, forza, armi e morti nobili e meno nobili. Con Furiosa Miller cambia poema omerico, e passa all'Odissea, narrando una storia di sopravvivenza, resilienza, astuzia; la storia di un travagliato ritorno a casa, fatto di qualche passo avanti e tanti passi indietro, un ritorno che si concluderà solo nell'ultimo capitolo che costituisce una delle sottotrame di Fury Road.


Prima e dopo

Che Miller veda i suoi racconti come dei poemi epici del futuro è evidente non solo dalle sue parole (qui trovate una bella intervista), ma anche dalle scelte narrative: uno dei personaggi chiave di Furiosa è un aedo aborigeno, un cantastorie che conserva la memoria di ciò che fu e plasma quella di ciò che sarà. La sua Odisseo è Furiosa, che vediamo strappata alla sua casa e, attraverso gli anni e i capitoli, cercare più volte di ritornarci, i suoi tentativi ogni volta frustrati da mostri terribilmente umani. Alyla Browne prima e Anya Taylor-Joy la incarnano alla perfezione, ritratto dello stoicismo e dell'astuta determinazione a sopravvivere, guidate da un sogno e da una vendetta. 

Al posto di Scilla e Cariddi, Furiosa incontra tempeste di sabbia; al posto del mare, il deserto; al posto di Polifemo, il mostruoso figlio di Immortan Joe. Al posto di Poseidone, il villain principale dell'Odissea, troviamo Dementus, che ricompare regolarmente ogni volta che Furiosa sembra aver trovato un minimo di serenità. Dementus è uno specchio distorto della protagonista, segnato da traumi simili che però lo portano a scelte completamente diverse. È un agente del caos, un fool shakespeariano fattosi re, destinato a portare devastazione in terre già desolate a causa del suo fatale mix di crudeltà e incompetenza, perfettamente incarnate da un Chris Hemsworth gigione ma terrificante. Il contrasto tra Dementus e Immortan Joe è forse uno dei punti più interessanti di un film che, come Fury Road, ne contiene almeno altri cinque - storie che ci piacerebbe esplorare, conoscere, ma che vengono solo accennate, contribuendo alla profondità del mondo immaginato da Miller. Dementus e Immortan Joe, dicevamo: due tiranni crudeli, così simili nei metodi ma così diversi sotto una dimensione, quella della competenza. Laddove Dementus manda in malora tutto quello che tocca, Immortan Joe riesce a mantenere ordine nella Cittadella: un caveat su come l'incompetenza, oltre alla crudeltà, sia ciò che può causare guerre e la morte dell'umanità.


Il cambio di modello epico si riflette in un ritmo del racconto più riflessivo, per quanto nella seconda metà raggiunga i livelli cinetici del suo predecessore. Questo non vuol dire, tuttavia, che ci sia maggior spazio per le parole: Furiosa dice 35 battute in tutto il film. A parlare sono sempre le immagini, e ancora una volta, nonostante le fiamme in CGI, sono uno spettacolo per gli occhi. Ogni inquadratura offre una cornucopia di dettagli, tra bighe-motocicletta, alianti che sembrano enormi polipi volanti, e poveri coltivatori di vermi. Ogni combattimento e inseguimento è una masterclass di come si dovrebbe girare un film d'azione per immergere lo spettatore nella vicenda, senza fargli perdere nemmeno un dettaglio. 

Miller sa quello che vuole raccontare, e lo racconta con una sicurezza e un'inventiva incredibili, senza indulgere mai nel citazionismo (il film è pienamente godibile anche da chi non avesse mai visto un film della saga) ma arricchendo ulteriormente un universo che è già iconico ma continua a rinnovarsi e a espandersi, creando nuovi riferimenti e nuove icone. Quella di Miller, come quella di Omero, è di fatto un'unica storia, che dietro personaggi formidabili e avventure incredibili cela un messaggio ben chiaro su quanto gli uomini siano la causa della propria rovina con la loro sete di potere e incapacità di collaborare. Sopravvive solo chi riesce a sacrificarsi per gli altri, a trovare una causa in cui credere per diventare protagonista di una storia che le Muse canteranno per l'eternità, nel Valhalla e oltre.

Ancora una volta: ammiratelo.


**** 1/2

Pier

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