L'ostinazione e la chiusura
Rosa si reca a Palermo dopo molti anni per accompagnare Clara, la donna che ama, al matrimonio di un comune amico. Esasperata e innervosita da una città di cui ha solo cattivi ricordi, Rosa imbocca via Castellana Bandiera, una via senza senso di marcia. Di fronte a lei si para un'altra auto, quella della famiglia Calafiore: alla guida c'è Samira, un'anziana donna albanese cui è morta la figlia molti anni prima e che è costretta a vivere con il dispotico genero. Sia Rosa che Samira sono determinate a non cedere il passaggio, e trasformano la lotta per la precedenza in una lotta per la sopravvivenza e l'onore, mentre intorno a loro le regole collassano e gli abitanti della via scommettono sul vincitore.
Al suo esordio come regista cinematografica, Emma Dante sceglie di concentrarsi sulle passioni umane, portate al loro estremo da una situazione paradossale e kafkiana. Le due auto si trasformano così in due cavalli, le due guidatrici in due duellanti al sole, decise a non concedere nulla al proprio avversario. La Dante esplora a fondo la regressione dell'uomo quando viene posto di fronte al suo orgoglio, trasformandolo quasi in un animale, che urina in pubblico segnando il territorio ed è disposto a sbranare il suo nemico. La cieca determinazione delle due donne, tuttavia, è mossa da motivazioni molto differenti: cieca rabbia per rosa, disperata rassegnazione per Samira. La prima vuole dimostrare a se stessa di essere una donna forte e assertiva, mentre la seconda non ha più nulla da perdere: la vita le ha tolto tutto, privandola degli affetti e della dignità. La sua muta resistenza è veicolata alla perfezione dalla splendida interpretazione di Elena Cotta, meritatissima Coppa Volpi a Venezia, che ruba la scena in ogni momento in cui compare.
Alla violenza delle due donne si contrappone la dolcezza dei due personaggi più giovani, il nipote di Samira, tanto affettuoso con la nonna quanto il capofamiglia dei Calafiore è brusco e dispotico, e Clara, la fidanzata di Rosa, interpretata da un'Alba Rohrwacher finalmente misurata e naturale.
Intorno a loro si muove un aberrante universo fatto di mascalzoni e prevaricatori, in cui le regole non esistono e vige solo la legge del più forte. La Dante lascia che il panorama umano della via emerga dallo sfondo, affacciandosi nella storia quasi per inerzia, per poi possederla con prepotenza, divenendone quasi il tema portante. La strada si allarga, non solo metaforicamente, ma le prospettive degli uomini restano limitate, chiuse, incapaci di vedere al di là del proprio naso e di accettare le regole del vivere civile.
Via Castellana Bandiera è un film forte e ben girato, sorretto da delle ottime prove attoriali e da una regia che, senza fronzoli, racconta con efficacia le emozioni e pulsioni umane. Il finale, potenzialmente di grande impatto, viene però trascinato troppo a lungo, rivelando l'inesperienza cinematografica della regista e depotenziando il messaggio dato dalla disperata corsa dell'auto e dei personaggi. Resta comunque un esordio promettente, in cui una cura tutta teatrale per i personaggi e i loro sentimenti si unisce a una sensibilità inaspettata nell'utilizzo del mezzo filmico.
***1/2
Pier
Assolutamente da vedere!
RispondiEliminaConcordo.
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