giovedì 28 agosto 2025

Telegrammi da Venezia 2025 - #1

Come ogni anno, Film Ora è a Venezia, e vi accompagnerà per tutta la Mostra del Cinema con i suoi telegrammi: brevi recensioni dei film visti nelle varie sezioni. Una Mostra con tantissimi titoli interessanti, che vede il ritorno dietro la macchina da presa di grandi registi (Kathryn Bigelow, Gus Van Sant) che non si vedevano da tempo, oltre che molti graditi abitué (Jim Jarmush, Paolo Sorrentino, Guillermo Del Toro). Una mostra che promette bene, quindi, anche se non mancheranno le inevitabili delusioni.


Ecco i film visti nel primo giorno e mezzo di Mostra:

La Grazia (Concorso), voto 7.5. Dopo averne messo alla berlina gli eccessi e i crimini, Sorrentino torna a raccontare la politica, ma questa volta si occupa della politica "alta", che si occupa con responsabilità di tematiche spinose e pungenti. Questo non significa, tuttavia, che rinunci a raccontare l'umanità e la fallibilità dei personaggi: il Presidente De Santis di Servillo è un uomo dignitoso che vive nella paura di non esserlo, e che per questo sta lentamente perdendo amore per la vita, intrappolato in una rete di sua costruzione. Sorrentino offre non più uno sguardo alla morte incombente che si nasconde in agguato dietro una vitalità esibita ma di facciata, ma la vita che cerca di farsi strada, una pianta che cerca di rifiorire in un terreno arido e bruciato. Non passerà alla storia come il suo film migliore, ma offre molti spunti emotivi ed etici di grande impatto, nonostante qualche sbrodolata evitabile. Qui la recensione completa scritta per Nonsolocinema.

Ghost Elephants (Fuori Concorso), voto 8. Werner Herzog si addentra negli inaccessibili altipiani dell'Angola per scoprire gli sfuggenti discendenti del più grande elefante mai catturato. La sua è una storia di resilienza e bellezza, ma anche di come la crudeltà umana abbia spinto sull'orlo dell'estinzione queste nobili creature, e di come popolazioni che amiamo considerare "arretrate" abbiano in realtà un rapporto con la natura da cui potremmo imparare molto.

Il Rapimento di Arabella (Orizzonti), voto 7. Carolina Cavalli realizza un'opera seconda sulle stesse note dell'assurdo di Amanda, la sua opera prima, ma con influenze ulteriori che spaziano da Lynch a Thelma & Louise. La storia di un'adulta che vuole tornare bambina, viaggiare nel tempo per riparare agli errori fatti, convince e conquista, grazie anche all'ottima prova delle protagoniste e alla capacità di Cavalli di creare dei "non-luoghi" narrativi, sospesi tra l'Italia e gli USA.

Bugonia (Concorso), voto 9. Lanthimos trova una perfetta sintesi tra il suo cinema degli esordi e il suo periodo hollywoodiano, realizzando un'opera (remake di un film coreano del 2003) ipnotica, ironica e disperata, che si nutre di opposti: una tragedia in cui si ride, un film senza speranza che mira a risvegliare le coscienze, una storia in cui il villain non è nessuno e, al tempo stesso, siamo tutti noi, con un finale che pietrifica e, al tempo stesso, lascia con un senso di giustizia compiuta. Qui la recensione completa scritta per Nonsolocinema.

Jay Kelly (Concorso), voto 6.5. Baumbach firma un film malinconico, in cui un attore si ritrova a fine carriera con una vita personale disastrata e la sensazione di non aver fatto nulla della sua vita. Il film funziona, nonostante la lunghezza eccessiva e alcuni stereotipi culturali (sull'Italia in primis) un po' datati, e farà breccia nel cuore del pubblico. Tuttavia, il merito non è tanto della scrittura di Baumbach, efficace ma molto meno brillante del solito, quanto di un George Clooney che unisce alla perfezione la sua anima gigiona e quella drammatica.

Pier

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