martedì 24 dicembre 2019

Star Wars Episodio IX vs. Episodio VIII: Un confronto filmico

Episodio IX - L'ascesa di Skywalker è appena atterrato nelle sale, e già rischia di passare alla storia come il film con la peggior ricezione di pubblico e critica di questa trilogia: primo film della nuova trilogia a ottenere un rating inferiore ad A su CinemaScore 1, unico a ricevere voti dei critici aggregati inferiori al 6 su Metacritic e RottenTomatoes, peggior incasso della trilogia.

Il film arriva dopo Gli Ultimi Jedi, film che fu peculiarmente accolto benissimo dai critici e, in teoria, malissimo dal pubblico in quanto troppo distante dal canone di Guerre Stellari (ma si veda la nota a fine articolo al tal proposito).

Questo articolo si propone di spiegare perché, a livello puramente filmico, Episodio IX è un film più povero di Episodio VIII. Non ci concentreremo sul "cosa", ma sul "come": per fare un paragone un po' azzardato, non ci concentreremo sulla storia raccontata nel libro, ma cercheremo di capire se il libro è scritto rispettando le regole della grammatica e della sintassi, e soprattutto se sia in grado di comunicarci la visione del suo autore.

Presenterò tre ragioni principali: non sono le uniche, ma sono quelle più evidenti e più meritevoli di discussione.
L'esercizio può sembrare gratuito, ma non lo è, perché ci permette anche di fare una riflessione su cosa sia il cinema di intrattenimento oggi, su cosa davvero significhi essere "rispettosi" di una saga e dei fan, e sul perché esistono discrepanze tra il giudizio di critici e pubblico. Ci offre la possibilità, insomma, di parlare di cinema e di critica cinematografica.

Questo non significa che ci sia nulla di male nell'apprezzare di più Episodio IX: le categorie del gusto sono soggettive e insindacabili. Se qualcuno si è emozionato di fronte al ritorno di Lando o alla rivelazione sulle origini di Rey, nessuno ha diritto di demonizzare questa posizione. Tuttavia, questo articolo cercherà di esulare dal gusto personale per concentrarsi su elementi oggettivi come l'occhio del regista e il rispetto della grammatica cinematografica.

Pronti? Allacciate le cinture, andiamo a incominciare.



1. Visione registica
Anche chi ha detestato Episodio VIII ha riconosciuto che Johnson aveva una visione registica molto forte. Ne abbiamo già parlato in dettaglio, quindi non ci dilungheremo: l'idea centrale del film era quella del superamento del passato. L'attaccamento ai genitori, la mitizzazione dei maestri e della loro epoca, le paure, le esperienze e i legami emotivi che ci impediscono di crescere e maturare: tutti i personaggi si trovavano ad affrontare un percorso che li costringeva a fare conti con il proprio passato e a liberarsi di alcuni fardelli. Il tema veniva declinato in moltissimi modi, sia narrativi che visivi: Luke che lancia via la spada laser, e Kylo che vede Luke ancora come lo ricordava e non si rende conto del trucco sono solo due esempi. Questa visione non può esulare da un abbandono del passato anche a livello metatestuale, avviando un processo di svecchiamento e innovazione che legittimamente non è piaciuto a molti fan (alcuni, molto meno legittimamente, hanno deciso di esprimere il proprio disappunto con minacce e petizioni senza senso - ma questa è un'altra storia).

La visione del film di Abrams è invece erratica, sparpagliata, indecisa: in una parola, assente. Difficile, se non impossibile, capire quale sia il tema portante di Episodio IX: "la scoperta delle origini di Rey" non è infatti un tema, ma un espediente narrativo per portare avanti la trama. Persino le implicazioni della scoperta di queste origini, come vedremo, sono quasi del tutto ignorate. La trama avanza a colpi di deus ex machina, senza un vero filo conduttore, e i personaggi sono sballottati da un pianeta all'altro, da un pericolo all'altro, senza che ci sia davvero possibilità di iniziare un discorso e portarlo fino in fondo. L'unico tema identificabile diviene quello di "rispondere alle critiche dei fan online", e persino a livello visivo Abrams non riesce a lasciare una sua impronta, cosa che gli era invece riuscita, e pure bene, in Episodio VII.


2. Sviluppo dei personaggi
Abrams aveva gettato delle basi interessantissime per i suoi tre protagonisti in Episodio VII: un soldato disertore, programmato per combattere e desideroso di fuggire e vivere in pace; una cercatrice di rottami dalle origini misteriose, incredibilmente dotata nell'uso della Forza; e un figlio reietto degli eroi di un tempo, un villain atipico, tentato dal lato chiaro laddove Anakin era tentato dal lato oscuro. Il grande merito di Abrams in Episodio VII era stato proprio questo: riabbracciare il passato, ma al tempo stesso proiettare la saga verso il futuro con nuovi personaggi dall'alto potenziale drammatico e narrativo (al punto che molti ritengono i primi 20 minuti, in cui non compaiono le vecchie conoscenze, i migliori del film).

Episodio VIII faceva sue queste suggestioni e le portava avanti con coerenza, anche se in direzioni diverse da quelle che era lecito aspettarsi. Finn, attraverso il controverso viaggio sul pianeta casinò (anche qui, ne abbiamo già parlato) riscopriva cosa significa fidarsi di qualcuno e battersi per una causa in cui crede, e non per un esercito che lo ha coscritto e suggestionato per fare di lui una macchina da guerra. Rey scopriva qualcosa di più su se stessa, ma soprattutto sul fatto che il suo destino era nelle sue mani, non in quelle di altri, muovendosi a tentoni verso una migliore conoscenza di sé e delle sue ambiguità: le scene di tentazione "a distanza" con Kylo rappresentano una delle migliori intuizioni di Johnson, una novità che si inserisce alla perfezione nella tradizione dei poteri Jedi. Kylo, infine, era tormentato dall'omicidio del padre, ma al tempo stesso lacerato dal desiderio di potere: la sua non-redenzione dopo la morte di Snoke compiva la sua consacrazione a nuovo villain della saga, e la sua resa alla sua rabbia e alla sua brama di autoaffermazione.

In Episodio IX l'arco dei personaggi nel migliore dei casi si blocca, e in altri viene del tutto distrutto, come se Abrams si fosse dimenticato di ciò che lui stesso ha scritto. Finn è talmente inconsistente da essere quasi inesistente, una spalla indistinguibile da Poe se non per il suo legame con Rey, e che sembra aver del tutto dimenticato il suo passato e i suoi traumi. Rey sembra bloccata, in stasi: la rivelazione sulle sue origini e i suoi poteri da "lato oscuro" offrirebbero la possibilità per un percorso parallelo e speculare a quello di Kylo, ma questa interessante suggestione viene ridotta a una visione di "dark Rey" abbastanza imbarazzante per resa visiva e contesto narrativo.

Kylo, infine, reagisce alla notizia del ritorno di Palpatine in maniera del tutto incoerente: un ragazzo roso dall'ambizione come lui, ossessionato dalla soppressione del passato ("uccidilo, se devi", declamava in Episodio VIII), decide di allearsi di punto in bianco con un Palpatine debole e mantenuto in vita dalle macchine, con il rischio evidente di vedersi messo da parte per Rey, vista la parentela tra i due. La gestione del rapporto tra Palpatine e Kylo è pedestre, e non sfrutta appieno il potenziale offerto dal fatto che fosse proprio Kylo a rivelare a Rey le sue (presunte) oscure origini: sarebbe stato più convincente, ad esempio, che Kylo fosse stato in combutta con Palpatine, e quindi al corrente dell'identità di Rey, fin dall'inizio, con Snoke a fare da specchietto per le allodole in un piano per condurre Rey al lato oscuro. Ancor peggio gestito è il rapporto tra Rey e Kylo, che rinuncia alla palpabile tensione sessuale e repulsione valoriale di Episodio VIII per abbracciare una più convenzionale schermaglia tra lato oscuro e lato chiaro, pallida eco di quella tra Darth Vader e Luke Skywalker nella trilogia originale, o tra Palpatine e Anakin nella trilogia prequel. Il bacio finale tra i due, per quanto emotivamente forte per quanto accade dopo, ha un decimo della tensione (erotica e non solo) del tocco tra le loro mani in Episodio VIII.



3. Fotografia e immagini
E veniamo all'elemento che, pur essendo il punto forte di Episodio IX, è anche quello dove il confronto con il predecessore diviene quasi imbarazzante: il comparto visivo. Episodio VIII ha regalato alcuni dei momenti visivi migliori della saga, dalla stanza del trono di Snoke al pianeta di sale, passando per il duello tra Luke e Kylo, ripreso in campo lungo come i duelli tra samurai di Kurosawa, una vera rivoluzione per la saga. Questi momenti venivano dispensati con cura, attraverso inquadrature ampie e ariose, con un sapiente uso del fuoco e della disposizione di personaggi e oggetti tra primo e secondo piano per creare profondità di campo. Questo dava tempo all'occhio dello spettatore di incamerare tutta la meraviglia e l'inventiva dell'immagine.

Un momento preparatorio, con inquadratura ampia, che fa crescere la tensione per lo scontro imminente.

Episodio IX ha momenti altrettanto spettacolari (il "parlamento" Sith, il combattimento in mezzo al mare) ma li butta via: le inquadrature sono affrettate, dal respiro corto, sacrificate sull'altare del ritmo frenetico che pervade tutto il film. Il tempo di realizzare cosa si sta vedendo e l'inquadratura è già scomparsa, passando a un primo piano, a un montaggio frenetico, a un altro pianeta. Il combattimento in mare è il duello principale del film, e viene coreografato in modo banale, senza darci modo di assaporare veramente la location e la posta in gioco per i due personaggi.

"E... Stop. Buona la prima, passiamo al prossimo pianeta."

Che la causa di questo "sacrificio" sia la fretta è indubbio, perché Abrams in Episodio VII ci aveva regalato inquadrature davvero magnifiche, con un'attenzione enorme per i giochi luci-ombra, come nella scena dell'omicidio di Han Solo, quando sull'esitazione di Kylo la luce vira per un secondo al blu, prima di tornare a essere rosso cupo nel momento in cui Kylo si risolve a uccidere il padre.

4. Conclusione
Per riassumere i tre punti precedenti, mi concentrerò su due scene dei due film - due scene che, a mio gusto personale, non sono nemmeno tra le migliori dei rispettivi episodi: la famosa "gita" a Canto Bight di Episodio VIII, e quella su Kijimi di Episodio IX. Ambedue i viaggi sono giustificati da un MacGuffin - rintracciare il personaggio di Benicio Del Toro in Episodio VIII, resettare la memoria di C-3PO in Episodio IX; ambedue i viaggi si incentrano su uno dei personaggi (Finn a Canto Bight, Poe a Kijimi). Laddove però il viaggio a Canto Bight rappresenta un punto cruciale per la crescita e maturazione di Finn (anche qui, ne abbiamo già parlato), il viaggio su Kijimi ci rivela solo nuovi elementi del passato di Poe, senza che questi vengano poi ripresi o che abbiano alcun effetto sull'evoluzione del personaggio. A che pro, quindi, introdurre nuovi indizi su un personaggio comunque secondario, per di più nel capitolo conclusivo?

A livello visivo, il confronto tra i due pianeti è impietoso: Canto Bight paga omaggio all'estetica della trilogia prequel, ma lo fa realizzando un sontuoso casinò in stile Belle Epoque, fotografato con una luce da quadro d'epoca e dotato di una sua personalità ben definita. Kijimi è l'ennesimo pianeta ghiacciato, e ciò che vediamo nel film è difficilmente distinguibile da un qualunque altro pianeta periferico visto nella saga, tra rottami, pattuglie del Primo Ordine, e squallore diffuso.

Un quadro di fine Ottocento

Un Power Ranger a spasso per Guerre Stellari

Eccoci quindi arrivati alla fine del confronto.

Perché, potreste chiedervi, condurre un'analisi di questo tipo?
Il motivo è semplice: in un'epoca in cui il cinema di intrattenimento la fa da padrone, e si susseguono polemiche sul tema (vedi le recenti uscite di Martin Scorsese sui film Marvel), questo confronto ci permette di vedere le differenze tra un prodotto di intrattenimento girato comunque con una precisa visione autoriale e uno girato senza visione e senza anima, con il solo scopo di intrattenere sul momento, senza lasciare alcuno spunto di riflessione ai fan. La visione di Episodio VIII può non piacere (rientriamo, appunto, nel campo del gusto), ma è evidente anche ai detrattori: la stessa reazione "piccata" dei fan è testimone del fatto che ci troviamo di fronte a qualcosa di preciso e definito. Episodio IX, invece, è cinema di intrattenimento di livello medio-basso, che non solo non ha una visione, ma manca proprio di quella coerenza di trama che sta alla base dell'intrattenimento di qualità.

In un'epoca in cui finalmente il cinema di genere sta ottenendo una sua dignità filmica (dopo anni di battaglie anche da parte della critica, si vedano siti come I 400 calci e Il Cineocchio), è davvero triste che un film di una saga gloriosa come Guerre Stellari scelga la strada "facile" dell'intrattenimento per stordimento - tanto più che Guerre Stellari, anche nei momenti peggiori come la trilogia prequel, si è sempre caratterizzata per il coraggio e la voglia di sperimentare, indicando nuove strade a industria e pubblico. Il gusto del pubblico potrà premiarlo - anche se, per ora, i segnali vanno in direzione opposta - ma speriamo di avervi spiegato perché, al di là dei legittimi gusti personali, tra i due film ci sia un abisso qualitativo dal punto di vista puramente cinematografico.

Pier


1: considero CinemaScore, e non il voto dell'audience di RottenTomatoes, perché quest'ultimo è facilmente manipolabile da bot e attacchi coordinati, come documentato qui. Se volete verificare da soli, Episodio VIII offre un perfetto esempio: il voto del pubblico de Gli Ultimi Jedi su IMDB è pari a 7.1 sulla base di 498.314 review - molto più in linea con il voto "A" di CinemaScore, e distantissimo dal 43% di RottenTomatoes. Questa discrepanza non può che essere spiegata con l'uso massiccio di bot e attacchi mirati sul più noto (e più "fragile") RottenTomatoes.


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