Vecchia ricetta, nuovi ingredienti
E chi lo avrebbe detto? Dopo una serie di prove deludenti (a essere buoni), Aldo, Giovanni e Giacomo ritrovano la verve perduta, e lo fanno tornando alle origini ma avendo allo stesso tempo il coraggio di reinventarsi.
La formula è quella classica, quel perfetto mix tra commedia e malinconia lanciato con Tre uomini e una gamba (però decisamente sbilanciato verso il lato comico) e che ha trovato il suo perfetto equilibrio in Chiedimi se sono felice, a oggi il film migliore del trio, anche se non necessariamente il più divertente.
Tuttavia, a questa classica ricetta il trio, guidato dal fido Massimo Venier in regia, aggiunge ingredienti nuovi, a partire dall'interpretazione dei propri personaggi: se nel pessimo Fuga da Reuma Park il trio cercava di esorcizzare il passare degli anni e la vecchiaia ridendoci su (senza riuscirci), in Odio l'estate i protagonisti accettano la propria età e la rendono parte integrante del meccanismo narrativo del film. Il rapporto con i figli e la difficoltà di crescerli, gli acciacchi, il tempo che passa, e soprattutto il rapporto con i coniugi diventano temi centrali del film, e regalano alcuni dei momenti migliori.
Come diretta conseguenza di questo approccio, un altro ingrediente che cambia è quello dei personaggi femminili, che nei film passati erano spesso ridotti a macchiette/oggetti del desiderio/causa della rottura dell'amicizia, mentre qui diventano personaggi sfaccettati, ben scritti e ben interpretati da Maria Di Biase, Lucia Mascino, Carlotta Natoli, la cui caratterizzazione ed evoluzione è centrale per la trama quanto quella dei tre protagonisti.
Non mancano, ovviamente, gli elementi volutamente nostalgici, ma sono gestiti con grande grazia e precisione, senza risultare invadenti né poco funzionali: dalla bella colonna sonora di Brunori Sas (anche se Massimo Ranieri finisce per farla da padrone...) che rievoca quella di Samuele Bersani per Chiedimi se sono felice, alla citazione esplicita di una delle scene più famose dei film del trio, che riesce a essere sia una splendida madeleine che un'altra perfetta accettazione del tempo che passa.
Odio l'estate è una bellissima sorpresa, in cui la vacanza forzata con cui i protagonisti cercano di ritrovare se stessi diventa una (involontaria?) metafora del ritrovamento artistico di Aldo, Giovanni e Giacomo, finalmente tornati sui loro toni e ancora capaci di far sorridere e al tempo stesso commuovere, in quel mix di risate e lacrime che costituisce il punto più alto, e per questo più difficile da raggiungere, del cinema comico. Speriamo che sia un "bentornati", e non un canto del cigno.
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Pier
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