domenica 27 maggio 2012

Dark Shadows

Qual sapore (non abbastanza) retrò



Maine, Diciottesimo secolo. Barnabas Collins, ricco rampollo del magnate cittadino, è conteso tra mille donne. Commette però l'errore di sedurre la sua domestica, che si rivelerà essere una strega. Tradita dal giovane, la donna si vendica facendo morire la sua amata e condanna Barnabas alla dannazione eterna, trasformandolo in un vampiro e rinchiudendolo in una bara sottoterra. Nel 1972 degli scavi riportano alla luce la bara di Barnabas, che si libera e si reca quindi al castello di famiglia, dove farà conoscenza con i suoi bizzarri discendenti.

La prima metà del nuovo film di Burton ci riporta al 1988 e alle atmosfere di Beetlejuice, a quel gusto per il gotico e per il grottesco che avevano lanciato la carriera del regista. Ecco quindi gag geniali e ai limiti dell'assurdo - quella su McDonald's è di alto livello - mischiate ad atmosfere tenebrose ed inquietanti. Le citazioni del passato di Burton però non si fermano qui: Barnabas infatti ci terrorizza e ci fa ridere, creando una miscela irresistibile tra horror vampiresco e commedia brillante, ricorrendo a meccanismi e atmosfere già collaudate con successo ne Il mistero di Sleepy Hollow e in Mars Attacks. Ogni elemento fantastico viene esasperato e portato all'estremo, rendendo spaventoso e ridicolo al tempo stesso, e creando un'atmosfera che avvince lo spettatore.

La seconda metà cala decisamente di tono, un po' per la necessità di portare avanti la trama, che finisce per rubare spazio e tempo ai personaggi, un po' per una generale mancanza di ritmo cui solo qualche scena indovinata e grottesca riesce a sopperire. Dopo metà film Burton sembra perdere il suo spirito scanzonato e dissacrante e finisce per essere intrappolato da una trama che vuole raccontare molto e finisce per contenere troppo, sprecando colpi di scena che avrebbero potuto essere interessanti - quello sulla nipotina di Barnabas su tutti - e che finiscono invece per sembrare buttati a caso all'interno dell'interminabile sequenza di eventi che caratterizza gli ultimi 30 minuti.

La realizzazione è di alto livello, con costumi indovinati e un montaggio e una fotografia formalmente perfetti e che servono con devozione l'immaginazione di Burton. La sceneggiatura come detto zoppica, e sembra fortemente influenzata da un lato da produttori desiderosi di vendere il prodotto, dall'altra dalla volontà di rendere omaggio alla serie tv cui il film è ispirato, che però ovviamente non può essere adeguatamente riassunta nello spazio di una sola pellicola.

Dark Shadows è dunque un film brillante che ci riporta per un attimo alle atmosfere del Burton degli esordi, salvo poi perdere smalto con il passare dei minuti e farci nascere un pensiero un po' da vecchi brontoloni: forse di Beetlejuice non ne fanno proprio più.


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Pier

giovedì 17 maggio 2012

Hunger Games

Un film in attesa


In un futuro imprecisato, la Capitale controlla con pugno di ferro dodici distretti. Molti anni prima i distretti osarono ribellarsi, e la rivolta fu soppressa nel sangue. Da allora ogni distretto deve offire come tributo due adolescenti, un ragazzo e una ragazza, che partecipino agli Hunger Games, una competizione trasmessa in diretta TV dalla quale sono uno dei partecipanti potrà uscire vivo. Katniss, un'abile arciere del distretto 12, si offre volontaria per il tributo quando a essere sorteggiata è sua sorella più piccola. Insieme a lei viene scelto Peeta, insieme al quale intraprenderà il viaggio verso la Capitale per prepararsi alla missione che la attende: sopravvivere.

Tratto dal primo libro dell'omonima trilogia di Suzanne Collins, Hunger Games è un film che sembra prigioniero di se stesso. La trama non è particolarmente originale, in quanto pesca a piene mani sia dalla letteratura (Il signore delle mosche, Battle Royale) che dal cinema. Nonostante ciò, fino all'inizio dei giochi il film è interessante e accattivante, grazie alla caratterizzazione dei personaggi e soprattutto all'attenzione dedicata alle ambientazioni e alla ricostruzione del futuro immaginato dall'autrice. Lo svolgersi dei giochi, invece, riesce a mantenere la tensione solo per poco tempo, per poi scivolare in un lento gioco al massacro prevedibile nei tempi e poco emozionante nei modi. Il basso ritmo è una diretta conseguenza della natura del film, capitolo introduttivo di una trilogia dove molto deve ancora succedere, che finisce quindi per rimanere un prologo anche nei momenti in cui dovrebbe farsi azione ed evolversi in sviluppo e conclusione. Lo stesso finale, per quanto emozionante, pare affrettato, come se l'unico scopo del film fosse quello di gettare i semi per l'episodio successivo.

Nonostante i difetti il film è coinvolgente e riesce a rendere al meglio la voracità da voyeur degli spettatori dei giochi, spettatori per cui la violenza diventa uno spettacolo qualunque e i tributi nient'altro che personaggi da sostenere, in un'estremizzazione forse non troppo lontana dei meccanismi dei reality shows. Un'altra forza del film sono i personaggi, ben caratterizzati, che donano alla trama quei lampi di vitalità che riescono a sostenerla fino alla fine. Jennifer Lawrence dà vita a un'ottima Katniss, e conferma di essere un'attrice molto interessante. Josh Hutcherson, pur somigliando in modo inquietante a Nicolas Vaporidis, dona a Peeta quell'ambiguità e quella fragilità necessarie a farne un personaggio di spessore. Intorno a loro gravitano alcuni grandi attori, da Stanley Tucci a Donald Sutherland, passando per un Lenny Kravitz quasi irriconoscibile ma comunque convincente nel ruolo del truccatore di Katniss.

Hunger Games è un film che parte bene ma stenta poi a decollare, gravato dal peso di dover fare da cappello introduttivo per i capitoli successivi, finendo quindi per non arrivare a toccare quelle corde emotive e intellettive che aveva la potenzialità di far vibrare.

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Pier

martedì 1 maggio 2012

The Avengers

Le alte vette dell'intrattenimento



Loki, dio norreno dell'inganno e fratellastro di Thor, non è morto. Salvatosi per miracolo, si è alleato con delle misteriose entità aliene con un solo scopo: impadronirsi della Terra e vendicarsi. Di fronte all'entità del nuovo pericolo Nick Fury, direttore dello SHIELD, decide di affidarsi agli Avengers, un gruppo che riunisce alcuni dei più potenti supereroi della Terra, che non sembrano però disposti a collaborare pacificamente tra loro.

Dopo tanti film sui supereroi, sembra quasi impossibile che una trama del genere possa dare vita a un buon film. Troppi i clichè, troppe le sensazioni di "già visto", troppi i rischi di realizzare un baraccone di luci e suoni ma senza una storia in grado di far presa sullo spettatore. Joss Whedon, già ideatore di Buffy e di quel piccolo capolavoro che è il Dr. Horrible's Sing-Along Blog, riesce nell'impresa di realizzare un film che sorprende per freschezza e vitalità, puntando su quegli elementi che hanno storicamente fatto la fortuna dei fumetti Marvel: personaggi e humor.

In The Avengers si ride, e si ride pure tanto. Le scene comiche abbondano, e si incastrano alla perfezione tra e persino all'interno delle scene d'azione. La novità è che non è solo Iron Man a strappare risate: tutti i personaggi hanno i loro momenti comici, compresi i membri del cast di supporto, a cominciare dal fedele assistente di Nick Fury, vero e proprio mattatore della prima metà del film. Sono quindi i dialoghi, e non gli effetti speciali, il vero punto forte del film. La sceneggiatura è ottima, magari non eccezionale in termini di trama, ma certamente efficace e coinvolgente nelle situazioni e negli scambi tra i vari supereroi, con alcuni momenti che diventeranno certamente dei cult del genere.
I personaggi non sono monodimensionali, ma sfaccettati, ognuno con le sue paure, le sue fissazioni e le sue priorità. Rober Downey Jr. guida un cast di tutto rispetto, all'interno del quale brillano Jeremy Renner-Occhio di falco e Mark Ruffalo-Bruce Banner. Quest'ultimo in particolare offre la migliore rappresentazione di Hulk vista finora sullo schermo, un giusto mix tra l'ironia che pervade il film e la sofferenza interiore ritratta da Edward Norton nel film precedente.

The Avengers conquista per la sua freschezza e spontaneità e per la sua abilità nel combinare efficacemente comicità e scene d'azione, creando un mix tremendamente efficace che regala allo spettatore due ore e mezza di puro, sano, e spesso dimenticato, divertimento. Da vedere, per fan del fumetto e non.

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Pier

101 frasi - #7

"Siamo in missione per conto di Dio"


Film: The Blues Brothers
Frase originale: "We are on a mission from God".
Attore/attrice: Dan Aykroyd

Livello di memorabilità: ****

Perchè è memorabile: perchè è particolarmente epica e dona dignità anche all'attività più insignificante.