martedì 7 aprile 2009

Gli amici del bar Margherita

Cinismo e simpatia nella nuova commedia di Pupi Avati


L'ultimo film di Pupi Avati, Gli amici del bar Margherita, racconta le vicende di un gruppo di amici e del loro punto di ritrovo, il bar Margherita, visti attraverso gli occhi di un adolescente, "coso", che, a detta di Avati, dovrebbe rappresentare il suo alter ego. In un perfetto stile "amarcord" si rivivono degli stralci di vita quotidiana dell' anno 1954.

Come in perfetto stile monicelliano, Avati delinea magistralmente le personalità dei protagonisti tutti caratterizzati da diverse sfacettature, diversi sogni e diverse abitudini, ma condividendo l'abitudinaria vita che ruota intorno al Bar bolognese, centro nevralgico e punto di ritrovo. 

La nostalgia del regista è celata nelle rievocazioni delle abitudini passate, ascoltare le partite del Bologna alla radio, ritrovarsi ad un bar tra amici rigorosamente maschi, l'ascoltare il Festival di San Remo quando ancora rappresentava l'evento nazionale, le partite di biliardo. La Bologna dipinta nel film è una città a misura d'uomo dove tutti si conoscono e dove si sa tutto di tutti, dove i legami erano forti e il contatto umano massimo; non c'erano cellulari ne computer quindi il i bar, le strade e le piazze rappresentavano gli unici luoghi di socializzazione e comunicazione.

La nostalgia viene alternata costantemente con il cinismo con cui le diverse storie si intrecciano reciprocamente. "Coso" che nasconde la morte del nonno pur di continuare la sua festa, uno scherzo fatto ad un aspirante cantante (De Luigi) il cui sogno era di andare a San Remo, il matrimonio di un ingenuo semi-autistico (Marcorè) fatto saltare da un suo presunto amico (Abatantuono) con la complicità di una prostituta (Chiatti), la sadica presa in giro di Walter, vecchio proprierario del bar chiamato "Water".

Il film è bello e prezioso nel alternare situazioni comiche a pura cattiveria nel perfetto stile della commedia all' italiana. A differenza dei Mostri oggi (vedi precedente critica), non pretende di generalizzare il mal costume e il cinismo sociale, bensì lo circoscrive in un gruppo di amici aumentandone esponezialmente l'effetto in quanto velato e giustificato: Abantantuono fa saltare il matrimonio di Marcorè pensando di salvarlo, "Coso" nasconde la morte del nonno perchè deve conoscere una ragazza e lo scherzo a De Luigi viene accettato come disputa fra amici. E' in questa normalità che la cattiveria si rende più evidente e tragica, smorzata e insieme accentuata da varie situazioni tragicomiche.

***1/2

Alessandro

2 commenti:

  1. Devo recuperare tutti gli ultimi film di Avati, sempre più interessante la sua filmografia.

    OT: Il Torneo dei film è arrivato alle "nominations", come agli Oscar. L'ultima cinquina la puoi votare qui:
    http://iltorneodeifilm.wordpress.com/2009/04/12/penultimo-questionario/

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  2. Sono d'accordo, uno dei pochi registi italiani ancora capaci!

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