lunedì 23 febbraio 2009

Revolutionary Road

Il viale dei sogni infranti


"E' successo che altri già si amarono, non è una novità, ma questo amore è come musica, che non potrà finire mai"
Mi sembrava doveroso iniziare la recensione di Revolutionary Road, il film di Sam Mendes, con la citazione di un verso di una canzone di Jovanotti. La frase citata incorpora in se un concetto che nel film viene sognato, pensato, illuso ma alla fine mai raggiunto. Parliamo della specialità di una coppia di innamorati che nonostante l'amore, la passione e i sogni iniziali, finisce per ritrovarsi invischiata in una routine che di speciale non ha niente.

La storia è molto semplice: viene raccontata la vicenda di una coppia di giovani come tante, che dopo il matrimonio si trasferisce in una casetta in fondo a Revolutionary Road dove sogna di avere una vita speciale, diversa e unica ma in sostanza vuota e disperata come tutte le altre. L'occasione di fuggire a Parigi per una vita migliore, meno opprimente e più "on the edge", l'hanno avuta, ma la mancanza di coraggio del personaggio di Leonardo di Caprio e il suo abituarsi ad una normalità che in fondo non gli dispiace affatto, gliela fanno perdere. Sua moglie, Kate Winslet, non ci sta, e la mortifica il fatto che l'unica persona che comprende la loro situazione è un pazzo schizzofrenico che appare due volte nel film. Finirà in tragedia, come tradizione dei film Mendesiani.

Dopo 13 anni, Di Caprio e la Winslet si rincontrano sul set per raccontare una storia agli antipodi rispetto a come si erano lasciati in Titanic.

Mendes, regista per molti versi sopravalutato, ritorna sull'argomento che lo aveva lanciato con America Beauty: la normalità come vuoto disperato, il cui emblema è la famiglia letta e intepretata come tomba dell'amore. In Revolutionary Road, il tema è affrontato diversamente; Mendes non si concetra più sulla famiglia intesa come nucleo familiare (i bambini si vedono forse in una sola scena), bensì sul rapporto familiare mutevole tra marito e moglie, esasperato in un odio finale, per molti versi ingiustificato e inspiegabile.

Se American Beauty, al di la del grandissimo Kevin Spacey, neanche paragonabile a Di Caprio, sembrava più vero nel suo dramma perchè raccontava la vicenda di una famiglia normale che normale non era, Revolutionary Road appare eccessivo nella pretesa, da parte del regista, di raccontare una situazione, per molti versi particolare, di una coppia sposata come se fosse universale. L'idea della mancata specialità della coppia e le conseguenze che la routine della normalità possa avere su di essa, poteva forse essere affrontato in modo migliore, tralasciando luoghi comuni su cui il regista è inciampato molte volte nei suoi film.

Film lungo (più di due ore), ma scorrevole grazie ad una buona interpretazione, specialmente dei personaggi secondari, due su tutti il falso personaggio di Katy Bates e il pazzo intepretato da Michael Shannon. Vale la pena ricordare anche la splendida musica di Thomas Newman, già compositore della colonna sonora di American Beauty.

**1/2

Alessandro

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